Dopo che il terremoto lo ha costretto a chiudere il ristorante Gattabuia, lo chef 25enne marchigiano Andrea Giuseppucci riparte da Eataly Firenze, prima tappa di un tour di sei mesi tra Torino, Milano, Roma e Monaco. Ora fa conoscere i sapori della sua regione ma l’obiettivo è riprendere in mano la “sua” cucina, quella che richiamava gourmet da 600 km, con un ristorante lungo l’asse dell’autostrada A4
La sua bella storia di coraggio, costanza e determinazione – quella di Andrea Giuseppucci, 25enne marchigiano di Tolentino, il cui lanciatissimo ristorante Gattabuia è stato distrutto dal terremoto lo scorso ottobre – l’avevamo raccontata qui, spiegando come Eataly si sia offerta di mandare in tour per i suoi punti vendita lui e la sua brigata. Adesso ci siamo detti che era il caso di provarla, la cucina del giovane e talentuoso chef dal ciuffo multicolore che in quel di Tolentino aveva preso la rincorsa verso il traguardo più ambito della guida più prestigiosa.
Più che altro, a incuriosire il Forchettiere era proprio il modo in cui un giovane lontano dai riflettori delle grandi piazze enogastronomiche fosse riuscito a costruirsi in breve tempo una solida reputazione presso alcune delle testate più accreditate della stampa di settore. Beh, l’obiettivo può dirsi centrato a metà: se da un lato con Eataly Andrea ha avuto la possibilità di ripartire, proponendo gli evergreen della cucina marchigiana in giro per l’Italia, quest’avventura semestrale non dà granché modo di tastare le sue doti culinarie. In primis quelle doti di ricerca, sperimentazione e provocazione che lo avevano fatto conoscere al mondo gourmet.
Il passato
Punto di partenza del suo progetto è la tradizione marchigiana, la scoperta di produttori di nicchia nascosti nei Monti Sibillini o lungo l’Adriatico: agnello, tartufo, pasta tirata a mano, maiale, pesce azzurro sono ingredienti centrali nei primi menu del locale. Il 2015 e il 2016 trascorrono all’insegna del lavoro, a testa bassa per creare, sperimentare, associare tradizione con modernità. La mano è buona, l’istinto pure e le buone recensioni non tardano ad arrivare: nel 2015 Andrea è secondo chef emergente nel centro sud Italia, si occupano di lui il Gambero Rosso (77/100), Arbiter, Reporter Gourmet, la guida “Giovani & audaci” di EDT. Poi, lo scorso ottobre, il terremoto che interrompe un progetto di crescita ben avviato e promettente.
Ma che ci faceva uno chef di ricerca a Tolentino?
“Mah, probabilmente me ne sarei comunque andato via da lì a qualche anno. Ci stavo pensando, e alla fine il terremoto ha deciso per me. Certo che il destino avrebbe potuto usare mezzi un po’ più soft… Non che le cose andassero male, lì a Tolentino, tutt’altro: da Macerata e provincia arrivava non più del 20% della clientela, mentre avevamo habitué da Bologna e persino Torino”.
E qui sta la capacità di reazione di un giovane testardo e ostinato, perché innamorato del suo lavoro: butta il cuore oltre l’ostacolo e non si arrende. Grazie alle buone conoscenze un amico gli suggerisce di bussare alla porta di Eataly…”prova, chissà che non ti possano dare un consiglio…”. Quando si dice che la fortuna ci mette lo zampino…
Il presente
A rispondere è infatti Piero Alciati, responsabile della ristorazione di Eataly. Anche lui è uno che sa buttare il cuore oltre l’ostacolo e, anziché dare un consiglio rilancia: Eataly adotta il progetto di Andrea che diventa “Le mie Marche” ovvero, la cucina marchigiana va incontro all’Italia, all’Europa…
Questa è la cucina casalinga marchigiana, ma non è esattamente la tua…
Il futuro
I sei mesi alla corte di Oscar Farinetti serviranno ad Andrea Giuseppucci sia a non perdere il ritmo, sia soprattutto ad annusare l’aria delle grandi città e capire cosa vorrà fare da grande: “La Gattabuia riaprirà i battenti, su questo non ci sono dubbi. Magari non a Firenze dove i turisti sono legati a un altro tipo di ristorazione e tra i residenti non ci sono volumi di traffico sufficienti, ma nemmeno in una grande città come Milano. Credo che alla fine troverò la mia prossima casa spostandomi lungo l’asse dell’autostrada A4, tra Torino e Venezia. Serve un posto in cui ci sia gente con la curiosità gastronomica sviluppata (e un portafogli sufficientemente capiente da supportarla, aggiungiamo) in grado di far lavorare un ristorante vocato alla ricerca”.