martedì 23 Aprile 2024
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Il Chianti (ma solo il Classico) patrimonio mondiale dell’umanità Unesco: iter al via

Il Consorzio del Chianti Classico lancia l’idea di inserire il “suo” territorio nella lista di quelli destinati a diventare patrimonio mondiale dell’Umanità dell’Unesco. La proposta dovrebbe essere formalizzata entro poche settimane, ma la risposta di Parigi potrebbe arrivare in tempi lunghi. Intanto i Consorzi si riuniscono in Avito

Al via la Collection del Chianti Classico sul tema 'I 300 anni del primo territorio di vino'

“Prima si parte, prima si arriva” direbbe qualcuno. Già, perché il cammino che dovrebbe concludersi con l’inserimento del Chianti tra i territori patrimonio mondiale dell’Umanità dell’UNESCO è tutt’altro che corto. Proprio ieri, in occasione dell’Anteprima del Chianti Classico alla stazione Leopolda, il Consorzio ha annunciato che l’Assemblea dei soci del Chianti Classico ha ufficialmente deliberato l’avvio del processo di inserimento del territorio “Chianti” nella prestigiosa Lista dei territori patrimonio Unesco. Attenzione, però: si tratta del territorio geografico del Chianti i cui confini coincidono con quello della produzione del vino Chianti Classico.

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Il progetto di candidatura sarà incentrato sulla valorizzazione del complesso delle risorse culturali storiche e paesaggistiche del Chianti di cui la componente enologico-produttiva costituisce il risultato più significativo. Il progetto è stato promosso dal Consorzio vino Chianti Classico e sarà seguito dalla Fondazione per la Tutela del Territorio. “L’inserimento del Chianti nella lista del patrimonio mondiale Unesco – spiega il presidente del Consorzio, Sergio Zingarelli – apporterà al territorio e ai suoi prodotti vitivinicoli e turistici un consistente valore aggiunto, in termini di prestigio e notorietà internazionale”. Per Tessa Capponi, presidente della Fondazione per la Tutela del Territorio Chianti Classico “dovrà essere una candidatura ‘popolare’, sostenuta dal più ampio schieramento di forze sociali economiche, culturali e ambientaliste del territorio”.

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Per il momento l’Italia conta 51 siti ed è ampiamente in testa nella classifica planetaria, con circa altre 40 candidature in itinere. Se a promuovere presso l’UNESCO la causa del Chianti non sarà un’associazione ad hoc, sta invece per vedere la luce una nuova struttura con l’obiettivo di fare lobby (specie dopo il caso dell’ultimo PIT della Regione Toscana, che ha visto molti consorzi sul piede di guerra contro l’ente, facendo cogliere l’importanza di muoversi uniti) e magari riuscire a superare l’immancabile campanilismo da sempre palla al piede di fronte alle sfide dei mercati globali. A inizio marzo nascerà così Avito, l’associazione che riunirà tutti i Consorzi vinicoli della Toscana. L’associazione – racconta il direttore del Consorzio Chianti Classico, Giuseppe Liberatore – non avrà un capofila unico, ma ogni anno ci saranno, a girare, un coordinatore e un presidente. Parleremo di problematiche comuni, come abbiamo fatto ultimamente sugli ungulati, e ci saranno argomenti legati al mondo del vino e anche a livello istituzionale e politico.

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