sabato 20 Aprile 2024
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Cinquanta sfumature di rosso (pomodoro): rinasce la Fabbrica 54

Uno dei migliori esempi di archeologia industriale rinasce nel piacentino: è la Fabbrica 54 (come i metri della ciminiera), che grazie a imprenditori illuminati oggi divide le sue anime tra spettacolo e arte. Ecco la sua storia

Un secolo fa era nata con l’obiettivo di essere un volano di sviluppo per la nascente industria conserviera. Dopo 100 anni la Fabbrica 54 non tradisce la sua vocazione e si rinnova nel segno dell’oro di Piacenza, il pomodoro. Quel numero non è un caso, e rappresenta i metri della sua caratteristica ciminiera di mattoni e sassi di fiume, che spiccano nella pianura circostante Larzano, una frazione di Rivergaro alle porte di Piacenza. I tecnici la definirebbero un esempio di archeologia industriale, che sfida la crisi e il tempo per tornare a nuova vita come polo commerciale e culturale del suo territorio. E proprio dal pomodoro riparte, già dal logo, per sancire una continuità ideale tra il passato e il futuro.

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Merito di un imprenditore illuminato, Giovanni Burgazzi, e della sua società Geamin: è stato lui ad acquistare l’immobile nel 2008, ipotizzando in un primo momento che potesse servire come magazzino per le attrezzature che arrivavano dall’estero. La struttura era in pessime condizioni, in parte crollata, e quando gli imprenditori hanno cominciato a lavorare per renderla più accogliente, si sono presto resi conto del valore potenziale degli elementi architettonici. Da qui la decisione di ristrutturare l’insieme cercando di mantenere tutte le caratteristiche storiche dell’ex stabilimento industriale. In fondo, ai primi del ‘900 l’area ospitava l’ICA (Industria Conserviera Italiana), da cui poi ha avuto origine la De Rica. Lo stabilimento ha lavorato fino al ’74, affiancato da uno più moderno aperto negli anni Cinquanta. Poi lo stop, fino al 2008.

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I lavori di recupero e restauro sono iniziati nel 2010 con tutte le difficoltà legate all’applicazione delle norme di sicurezza per un’area adibita al pubblico a un vecchio impianto industriale. Basti pensare che la caldaia in ghisa e mattoni refrattari risale al 1907 e all’epoca veniva considerata una tecnologia industriale all’avanguardia. È stato possibile conservare il 90% della struttura originaria, come le mattonelle a muro della sala principale, le finestre e le pareti esterne. Sono invece state sostituite le porte e il pavimento.

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Nel 2013 la decisione di far ‘funzionare’ di nuovo questa struttura, ripensandola sia come area votata all’attività congressuale, con soluzioni tecnologiche adeguate, sia all’arte, alla cultura, al cinema, al teatro e al cabaret. “Pensando a Milano come principale bacino di utenza – prosegue l’imprenditore Andrea Borghi, uno degli autori della rinascita – abbiamo pensato di offrire tecnologia: proiezione cinematografica, sistema di videoconferenza che permette di collegare fino a sei Paesi contemporaneamente, app per dialogare con i relatori o altri presenti in sala, ecc…”. E un occhio anche al risparmio energetico con un sistema di rinfrescamento e riscaldamento che sarà alimentato da energie alternative.

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Per la gestione delle attività è stata creata una società ad hoc La Fabbrica Srl, realtà a gestione familiare di cui Borghi è amministratore unico. “Tutti noi ci siamo fatti coinvolgere da questa situazione e l’abbiamo presa di petto con un po’ di incoscienza e, allo stesso tempo, con la massima analisi economica: siamo tutti molto coinvolti con la volontà di portare avanti questa avventura nel modo migliore possibile e stiamo dedicando tutte le risorse economiche e personali per i risultati che ci siamo prefissi”, conclude.

Dietro la supervisione della responsabile eventi Laura Spinola, adesso la Fabbrica 54 ha un calendario di appuntamenti che spaziano dal teatro alla prosa, dal cabaret alla musica (qui la stagione estiva 2015). Il tutto portando avanti un percorso stabile dedicato all’arte, con esposizioni a rotazione di importanti artisti italiani e internazionali.

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