Dopo aver assaggiato il fiore elettrico, è arrivato il turno di un altro di quei prodotti che generalmente non ti aspetti di trovare su un piatto. Stavolta è toccato alle pasticche Fisherman’s Friend, con cui lo chef Domenico Cilenti ha preparato il suo “Polp fiction”
Guardate bene la foto in alto. C’è un ingrediente che sicuramente non avete ancora messo sotto i denti. O almeno non nel contesto di un piatto, mi ci giocherei un braccio. Potrei darvi un paio di indizi, ma visto che avete già letto il titolo di questo post sarebbe un inutile esercizio di retorica. Quindi andiamo subito a bomba: sì, in questo piatto c’è una Fisherman’s Friend. Trovata? È in alto a destra, sul pomodoro datterino. Che ci fa? Beh, questa è una domanda legittima. L’abbiamo posta all’ideatore del piatto – che per inciso si chiama Polp Fiction, in una sorta di omaggio a Quentin Tarantino – che è lo chef pugliese Domenico Cilenti. Eccolo:
Bene, se la cucina contemporanea ha sdoganato le caramelle Fisherman’s Friend (che pure avevano resistito dal 1865 a oggi senza finire in un piatto, a memoria d’uomo) lo dobbiamo a lui, lo chef del Gargano che dalla “Porta di basso” di Peschici (Foggia) è arrivato a Firenze col “Gourmettino” in via Palmieri. Non dev’essere stato semplice, per uno chef che fa della valorizzazione delle materie prime un must, accostare il datterino garganico o il grano arso alle caramelle Fisherman’s Friend, ma è il contesto a spiegare il motivo. Il Polp Fiction l’abbiamo assaggiato in una serata a sei mani dove insieme a Domenico Cilenti c’erano altri due chef non esattamente “ordinari”. Trattasi di Simone Cipriani ed Enrico Panero, due già piuttosto abituati a spingere un po’ più in là le certezze gastronomiche dei commensali.
In compagnia di altre quattro mani di questo livello, ci sta che Domenico abbia voluto osare qualcosa di inusuale. Più di così in effetti era dura, anche se – a quanto ci conferma – la Fisherman’s Friend l’ha già usata nel ristorante di Peschici, sempre con lo stesso obiettivo: “Dare una nota fresca, potente, che facesse contrasto con la dolcezza del purè affumicato e con la tempura di polpo. L’avevo già usata in precedenza per togliere grassezza al piatto”. Lo chef ha usato una delle 16 versioni della caramella neutra, senza aromi come menta o liquirizia che magari sarebbero state prevalenti. Il risultato è in bocca un primo impatto vagamente effervescente, che dopo un attimo libera la nota fresca e sgrassante”. Un divertissement che a noi consente di aggiungere una voce alla lista delle singolarità provate a tavola, dopo l’episodio del fiore elettrico.