Gli elementi di curiosità non mancano: l’autore, da anni uno dei giornalisti enogastronomici più quotati del panorama nazionale; l’editore, uno dei big italiani nonostante nel campo della gastronomia abbia strizzato troppo spesso l’occhio al marketing a scapito della sostanza; l’argomento, non inedito ma con buoni margini di innovazione. Ecco perché “La birra in tavola e in cucina” di Leonardo Romanelli (ed. Mondadori, 144 pag, 16,90 euro) è più di un semplice volume di ricette. A raccontarlo è lo stesso autore, che ha presentato la sua ultima fatica da Illum (via Baracca) a Firenze. Ci parla del volume mentre è intento a preparare un risotto ai carciofi e mascarpone accompagnato da birra Pilsner Urquell, e il primo impegno non pregiudica il secondo.
“Rispetto ad altri volumi del genere, magari anche più tecnici – sottolinea Romanelli, mantecando con esperienza – ho voluto scrivere qualcosa che fosse utile soprattutto a coloro che amano cucinare, a chi vuol usare la birra non solo come abbinamento a una portata ma come parte integrante di un piatto”. In effetti, il volume ha sì una parte introduttiva dedicata all’origine, la storia e le tecniche di produzione, ma dopo la sezione dedicata agli abbinamenti si passa al core (da intendersi sia in inglese, come “nocciolo”, sia alla romana) del libro: le ricette. Sono cento, originali, e spaziano dagli antipasti ai dolci. In mezzo, ricette per i primi e secondi sia di mare che di terra. Ogni ricetta riporta in calce il tempo di preparazione e quello di cottura.
Le ricette sono farina del sacco di Leonardo, certo, ma impreziosite da cinque collaborazioni “top”. In fondo al volume ci sono infatti cinque menù realizzati ad hoc da altrettanti chef di fama del territorio toscano (dove sono presenti, a oggi, almeno 57 diversi birrifici artigianali), piemontese, emiliano e marchigiano. Ecco dunque i contributi dei toscani Marco Stabile e Matia Barciulli, del piemontese Sergio Maria Teutonico, della bolognese Aurora Mazzucchelli e del marchigiano Moreno Cedroni.