Quando l’ho visto scorrere sul rullo trasportatore che portava verso la cassa dell’Esselunga la spesa della signora che mi precedeva in coda, non ho resistito. All’inizio pensavo di aver preso un abbaglio, che quella sequela di lettere fosse solo un bug nelle mie sinapsi. Macchè, tutto vero (come scriveva la Gazzetta dello Sport dopo la vittoria dei Mondiali 2006). Con una scusa – “E’ suo quel bollino per la raccolta delle pentole, signora?” indicando ciò che restava di un Gratta e Vinci per terra – ho distratto l’anziana e col cellulare ho scattato questo:
Già, basta un cambio di lettera e il Granducato di Toscana si è trasformato in GranBucato. Ma la vera genialata – quella che distingue il semplice calembour dalla sublime trovata di marketing – è il sottotitolo. Altro che lavanda, mughetto, erbe aromatiche o limone: il GranBucato di Toscana sa di “Profumi Tipici”. Quali? Il dubbio è che aprendo il flacone e versando il detersivo in lavatrice mi si riempia la casa di odor di lampredotto. Oppure che le mie camicie d’ora in avanti sappiano di pecorino di Pienza. E chissà che i calzini non prendano il profumo della finocchiona….