Ciò che cambia, rispetto al solito, è il punto di partenza. L’angolazione da cui si prende in esame un settore, quello enogastronomico, altrimenti inflazionato. Il “core” (sia in inglese che alla romana, è uguale) è il prodotto, la materia prima, e non è scontato. Finora eravamo abituati a guide che trattano di vini (Espresso, Michelin, Gambero Rosso e innumerevoli altre, dalle più prestigiose alle più raffazzonate), ristoranti, alberghi e così via. Meno diffuse sono forse le guide che – insieme al posto in cui assaggiarle – approfondiscono direttamente i prodotti tipici del territorio, in un modo abbastanza diverso da quanto farebbe un ricettario, non fosse altro per questioni metodologiche. A colmare questa lacuna ci pensa Firenze Press, la società che edita Firenze Spettacolo e che ha appena pubblicato Firenze e Toscana Golosa, il cui sottotitolo è ben eloquente: “Guida alle 100 cose più squisite del nostro territorio”. A ben vedere, sono menzionate alcune delle eccellenze dell’agroalimentare toscano: dall’aleatico al baccalà, dalla cecina ai cantucci, dalla Chianina ai coccoli, dagli zolfini alla schiacciata, dalla soprassata ai tortelli, fino ai cenci o lo zuccotto. Per ognuno di questi – e tantissimi altri – il volume include sia i posti migliori in cui acquistarli (negozi, mercati, gastronomie) sia i locali migliori dove gustarli (ristoranti, osterie, trattorie).
Non soltanto Firenze e la sua piana, ma anche la Maremma, la costa e il Mugello: ogni angolo della Toscana è presente e rappresentato da uno o più prodotti. La guida si presenta come un “golosario” con la presentazione di tutti i prodotti più squisiti, da quelli decisamente noti – bistecca, cacciucco, lardo di Colonnata, cantucci (pardon, biscotti) di Prato, pici e tortelli – ad altri che invece possono ancora suonare meno conosciuti (come il Cibreo, le pesche di Prato o la scottiglia) fino a quelli davvero meno noti. E’ il caso del Biroldo della Garfagnana (un particolare sanguinaccio realizzato con le parti più povere del maiale) al biscotto salato di Roccalbegna, dal Buristo maremmano (una salsiccia col sangue da cui avrebbe preso origine la parola wurstel) alla Carabaccia (zuppa di cipolle). E poi ancora i Ciaffagnoni, la crespella tipica di Manciano, o lo sfratto di Pitigliano.
In oltre 210 pagine, la guida – diretta da Leonardo Tozzi e scritta da Valentina Paolini e Beatrice Torrini insieme ad Andreas Lotti e Riccardo Chiarini – racconta in italiano le specialità, mentre un abstract in inglese ne sintetizza gli aspetti più importanti. La presentazione è discorsiva, più che schematica, e a volte il rigore tecnico cede piacevolmente il passo ad aneddoti e curiosità. Alla fine, due indici (uno per Firenze e provincia, l’altro per il resto della Toscana) aiutano il lettore ad andare a ricercare indirizzo, mail e telefono dei locali menzionati. Unico neo, in un prodotto di qualità notevole: manca la possibilità, passando in rassegna l’indice di locali in calce alla giuda, di risalire al prodotto/piatto per il quale il locale è stato menzionato. Un eccellente idea per un regalo di Natale, comunque.