martedì 16 Aprile 2024
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Provati per voi: ristoranti in Oltrarno, la nuova vita “fusion” del San Niccolò 39

Nuova vita per il locale dell’Oltrarno fiorentino: dopo i tempi del Filipepe, di una prima gestione incentrata sul pesce e una seconda, adesso per il San Niccolò 39 – uno dei ristoranti in Oltrarno più gourmet – è tempo di affidarsi alle suggestioni fusion dello chef Vieri Simoni

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Fusse che fusse la vorta bbona, diceva l’indimenticato Nino Manfredi: ebbene, nell’avvicendarsi di gestioni e stili che in genere fanno parte della vita di un locale, probabilmente il San Niccolò 39 – uno dei ristoranti in Oltrarno con la migliore impronta gourmet – potrebbe aver trovato la sua dimensione ideale. Dopo i fasti del Filipepe, di una prima gestione molto incentrata sul pesce e una seconda affidata a Paul Feakes, adesso il nuovo capitolo del locale porta la firma di tre persone: il sommelier Ubaldo Pierazzuoli (già all’enoteca Pane & Vino, poi diventata Essenziale), lo chef Vieri Simoni e l’editore Alfredo Palmieri, nome noto nella ristorazione cittadina.

ristoranti in Oltrarno, la nuova vita "fusion" del San Niccolò 39

Abbiamo provato il “nuovo” San Niccolò 39 a metà luglio notando che sono stati mantenuti molti degli aspetti positivi delle precedenti gestioni – in primis l’atmosfera versatile, buona sia per incontri “a due” sia per tavoli più numerosi (ma non troppo), ma anche il dehor esterno (comune ad altri ristoranti in Oltrarno) e l’elegante corte estiva – con l’aggiunta di un tocco in più sia sul fronte della cucina che della cantina.

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Il menù alla carta del San Niccolò 39 risente fortemente di una delle influenze che hanno accompagnato il percorso professionale di Vieri Simoni, quella caraibica, che si traduce nell’uso abbondante di spezie e nella presenza costante di frutta e fiori. È il caso dell’antipasto, gamberetti marinati al Crodino, anguria ghiacciata al tabasco, mela croccante e Blinq blossom. Un piatto fresco, inusuale e accattivante, che offre un buon equilibrio tra la delicatezza del gambero e i sapori più forti dati dal tabasco e soprattutto dal blinq blossom, fiore selvatico dal sapore salato e salmastro, originario del Sudafrica. In alternativa, suggerisco il carpaccio di salmerino in salsa di agrumi e sorbetto al basilico.

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Passando al primo, la scelta cade sul risotto alla liquirizia, salsa di finferli e profumo di lampone che vince la concorrenza della fregola all’arancio con ragù di ossobuco di vitella, midollo ghiacciato e profumo di caffè (accostamento che a scatola chiusa ci saremmo aspettati da un talento come Matteo Lorenzini, ad esempio). La presenza del lampone conferma quanto detto sulle esperienze che lo chef vuol portare a Firenze, mentre il valore aggiunto del piatto lo dà il riso soffiato al lampone, leggero e croccante. Abbondante la porzione, di certo i commensali non ne resteranno scontenti.

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Il secondo piatto assaggiato al San Niccolò 39 si traduce in una prova d’autore dello chef, che ne mette in evidenza le doti creative nel maneggiare il polpo, nell’occasione cotto in due versioni (in olio cottura e al vapore) accompagnato da maionese di mango, salsa di rucola, maionese di colatura di polpo e foglie di Cressabi. Anche qui sono palpabili le influenze di sapori internazionali, dovute alla sua esperienza nelle cucine all’estero. In alternativa, tra i secondi posso consigliare il carpaccio di funghi in due stili: porcini marinati al crudo e champignons al forno in crema d’aglio.

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La cena al San Niccolò 39 in Oltrarno finisce con le pesche ripiene “Adriano” in crema di amaretti e cacao fondente, vellutata di anice: un dessert completo, soddisfacente e con una decisa impronta speziata e aromatica, ormai tra le cifre distintive dello chef. Ogni piatto è accompagnato da un vino, e qui il consiglio è uno: mettersi nelle mani di Ubaldo e lasciarsi guidare. Tra speziature e reinterpretazioni che lo contraddistinguono tra i ristoranti in Oltrarno, il suo aiuto per abbinare al meglio il vino ai piatti sarà sempre molto utile.

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