Con 23 eventi organizzati in tutta Italia, 2 milioni di partecipanti e 300 operatori coinvolti, To Business Agency è oggi la principale organizzatrice italiana di eventi street food, nonché il brand che ha importato in Italia gli eventi legati allo street food internazionale. Abbiamo chiesto al direttore Maurizio Cimmino di raccontarci il mondo dei “mangiari di strada”
Oltre cinquecento specialità gastronomiche proposte, dalle empanadas argentine ai piatti di tradizione eritrea e algerina, dal lampredotto toscano all’arancino siciliano. Lo streed food è sempre più un business globale, e se il “mangiare di strada” è un fenomeno ormai affermato in Italia, una parte del merito è di To Business Agency, la principale organizzatrice italiana di eventi street food, completamente free entry, che ha portato nel 2014 un format nato in California, mediandolo con il mood italiano e contaminandolo con la ricerca internazionale. Un modo di consumare cibo molto amato nelle piazze di tutta Europa, da Portobello Road di Londra a Berlino, da Parigi ad Atene. Abbiamo chiesto al direttore Maurizio Cimmino di raccontarci come funziona questo segmento di cultura gastronomica che genera economia sul territorio, dando impulso all’intero indotto e permettendo alle numerose eccellenze gastronomiche artigianali del nostro Paese di uscire dai propri confini, facendosi conoscere a livello nazionale.
Maurizio Cimmino, come è nata l’idea di portare gli eventi street food in Italia?
Probabilmente l’Italia è una delle culle del cibo da strada, soprattutto il sud del nostro paese. Eppure, se ne parla con insistenza a livello nazionale da relativamente poco tempo, mentre in molti altri paesi europei è un fenomeno molto più radicato. L’idea di esportare nel nostro Paese il format di eventi dedicati a questa tipologia di consumo mi è venuta proprio all’estero, più precisamente a Londra. Nella capitale inglese, infatti, esistono zone dove lo street food ha una propria identità ben definita. Penso all’immenso food market di Camden Town e a quello altrettanto importante e affascinante di Portobello Road. Proprio visitando questi luoghi ho riflettuto sul fatto che in Italia mancasse un’offerta di questo tipo. Poco tempo dopo ho dato vita, a Torino, alla prima International Street Food Parade.
Quali sono le principali differenze che ha riscontrato tra lo street food all’estero e quello in Italia?
Oltre quelli di Londra, ho avuto l’opportunità di visitare altri food market europei, per esempio in Danimarca e in Olanda. La prima cosa che salta agli occhi è la multiculturalità dell’offerta. Forse perché si tratta di un fenomeno già molto radicato, o forse perché nei rispettivi paesi la cultura gastronomica è minore rispetto alla nostra, ho notato una proposta di cibi internazionali che in Italia non c’è ancora. Per esempio, esistono aree dedicate esclusivamente al mercato asiatico, con specialità provenienti da Iran, Pakistan, India ecc. Interessante è anche la proposta cinese: all’estero è molto ampia e variegata, mentre nel nostro Paese è quasi completamente assente a livello di street food. Lo stesso discorso vale per i “consumatori”: all’estero c’è una maggiore apertura verso la scoperta e la ricerca del nuovo e del lontano. Da noi c’è ancora una visione molto italianocentrica. E’ un motivo principalmente legato alla nostra cultura e alle nostre abitudini, che, attraverso gli eventi di International Street Food, vogliamo provare a cambiare, per dare l’opportunità a tutti di scoprire specialità di primo piano ancora poco conosciute.
Come viene visto il cibo italiano da street food all’estero? Quali sono i prodotti italiani più consumati negli eventi street food fuori dai nostri confini?
Chiaramente la proposta gastronomica italiana è tenuta in grandissima considerazione, anche nella tipologia di consumo street food. Non è un segreto che la nostra cucina sia tra le più amate al mondo e quindi esiste una notevole varietà di offerta. Non sono pochi gli streetfooder italiani che hanno deciso di cercare fortuna oltre confine e, negli anni, sono riusciti a crearsi un loro considerevole spazio all’interno dei principali food market europei. Tuttavia, sebbene sia tra le cucine più ricercate, la nostra non è l’unica ma si deve confrontare con una concorrenza veramente mondiale, che spazia dalle specialità asiatiche a quelle sudamericane, da quelle statunitensi fino a quelle del nordeuropea. Tra le eccellenze italiane più consumate nei food market europei, posso citare, ad esempio, lo gnocco fritto, gli arancini e gli arrosticini. Oltre, naturalmente, alla pizza, che all’estero viene considerata, spesso e volentieri, un cibo da strada.
Chi è To Business Agency di Maurizio Cimmino
Ben 23 eventi organizzati in Italia, oltre 2 milioni di partecipanti e più di 300 operatori enogastronomici coinvolti. Circa 500 specialità gastronomiche proposte, dalle empanadas argentine ai piatti di tradizione eritrea e algerina, dal lampredotto toscano all’arancino siciliano. E ancora, oltre 30 mila litri di birra serviti e 10 mila bottiglie di vino stappate: tutto questo in soli due anni di attività. Se il cibo in strada è un fenomeno ormai affermato in Italia, buona parte del merito è di To Business Agency, la principale organizzatrice italiana di eventi street food, completamente free entry, che ha portato nel 2014 un format nato in California, mediandolo con il mood italiano e contaminandolo con la ricerca internazionale. Un modo di consumare cibo molto amato nelle piazze di tutta Europa, da Portobello Road di Londra a Berlino, da Parigi ad Atene.