Vitigno autoctono a bacca bianca della provincia di Alessandria, il Timorasso ha trovato, fin dall’antichità, il suo habitat naturale sui Colli tortonesi. Walter Massa, vignaiolo-enologo della zona, ne è da sempre convinto: “il Timorasso val bene qualche follia”. Ecco come l’ha salvato dall’estinzione
Rivelatosi scarsamente adattabile a condizioni climatiche diverse da quelle della zona di origine, il Timorasso ha mostrato fin da subito il suo forte legame con il territorio, peculiarità che si è andata poi ad affiancare ad una produttività poco costante e ad una evidente sensibilità alle muffe nelle ultime fasi della maturazione.
Fino agli anni ’80, in Piemonte, nelle zone vitivinicole più vocate si è istintivamente data la precedenza ai vitigni a bacca nera, inoltre il momento in cui si è deciso di incrementare il mercato dei vini bianchi ha coinciso con l’esodo dalle campagne in Val Curone e Val Ossona – terre natali del Timorasso – e favorito la scelta di vitigni come il Cortese e il Gavi, di minori esigenze colturali.
Il Timorasso era quindi destinato all’estinzione, ma la caparbietà di Walter Massa l’ha salvato. Vignaiolo da quattro generazioni Walter Massa ha visto in questo vitigno un’opportunità: riscattare il passato, riconoscendo di nuovo all’identità territoriale il giusto peso. Deciso a far cambiare direzione alla propria azienda questo homme fou, negli anni ’80, iniziò a coltivarlo, vinificandone le uve, allo scopo di ottenere un bianco piemontese di grande carattere, pregio e tipicità da poter proporre ad un mercato sempre più livellato.
Alla prima produzione del 1987, ne sono seguite altre e nonostante le difficoltà incontrate nel gestire la vinificazione di una varietà così bizzosa, l’interesse di Walter Massa per il Timorasso non è mai venuto meno. Le potenzialità del vitigno, pur messe alla prova da diradamenti in vigna, diraspature e maturazioni su fecce nobili, hanno trovato conferma nella qualità eccellente del vino ottenuto, un vino giallo paglierino, con riflessi dorati, intenso e complesso al naso, minerale e fruttato, con sentori di pesca bianca, ananas, frutto della passione, cedro ed una delicata scia idrocarburica, fresco, sapido e caldo.
La svolta arriva però con l’annata 1995 che Walter Massa, riconoscendo al Timorasso anche una pregevole capacità di invecchiamento, decide di mettere in vendita 18 mesi dopo la produzione: lo spessore qualitativo del prodotto è tale da indurre al dietro front tutti i detrattori. Da allora altre aziende hanno iniziato a coltivare e vinificare questo autoctono e ad oggi sono circa una trentina, con 60 ettari vitati e circa 400 mila bottiglie annue.
Nel 2011, ad ulteriore riconoscimento della solerzia di Walter Massa è stata introdotta la DOC Colli Tortonesi Timorasso e nel 2015, allo scopo di garantire una maggiore salvaguardia e riconoscibilità del prodotto il Consorzio Tutela vini Colli Tortonesi ha approvato il progetto Bevi Derthona che, puntando a rafforzarne ulteriormente il legame col territorio, ha proposto di cambiare il nome del Timorasso in Derthona, l’antico nome di Tortona. Walter Massa ha saputo essere perseverante nel perseverare e a questo oggi dobbiamo la nascita, a nuova vita, del Timorasso.