Un gruppo di sei produttori vinicoli di San Miniato, in Toscana, racchiude alcune “perle” della viticoltura: dal Tempranillo (Beconcini) ai vini bio fino al Sangiovese vinificato in bianco (Montalto)
Non avranno la forza o lo spessore di un consorzio vero e proprio, ma sono la dimostrazione che anche i “piccoli” – quando hanno qualcosa da dire – possono fare buone cose. I Vignaioli di San Miniato, riuniti in un’associazione nata nel 2007, si sono messi insieme per promuovere insieme le loro etichette e far conoscere il loro territorio, quello di San Miniato, in provincia di Pisa. Ad oggi fanno parte dell’associazione sei aziende (Azienda Agricola Agrisole, Pietro Beconcini Agricola, Cosimo Maria Masini, Tenuta di Cusignano, Tenuta di Montalto e Fattoria di Sassolo) che producono principalmente vino, ma anche olio: sono queste, d’altro canto, due tra le ricchezze più importanti della terra che circonda San Miniato, nota soprattutto per il tartufo e lo zafferano.
Intento dei vignaioli di San Miniato è lavorare fianco a fianco per ottenere la migliore qualità, prendersi cura del loro territorio e rispettare la salute dei consumatori. È per questo che il comune denominatore sarà a breve la certificazione biologica per tutti gli associati, alcuni già bio ed altri in fase di conversione. I vignaioli di San Miniato, inoltre, saranno identificabili, entro l’inizio del 2018, grazie ad un bollino, apposto in etichetta, che indicherà l’appartenenza all’associazione.
Nonostante modus operandi abbastanza simili, i Vignaioli di San Miniato si differenziano gli uni dagli altri con un ventaglio produttivo variegato e mai scontato. Questo perché il territorio accoglie svariate tipologie di uve autoctone, tutte con una loro storia ed un loro personale percorso: la più diffusa è il sangiovese (che Agrisole produce come vino bianco vinificando in bianco le uve) seguita dalla malvasia nera, dal canaiolo, dal colorino, dal trebbiano, dalla malvasia bianca, dal san Colombano, dal canaiolo rosa e dal sanforte. Vi sono, inoltre, varietà alloctone quali il cabernet, il merlot e il syrah. Oltre al raro tempranillo, che sembra affondare le9 origini negli antichi viaggi dei pellegrini sulla Francigena, via che tocca proprio San Miniato.
Recentemente, la presentazione dei vini di San Miniato è stata affidata a una cena presso MaMa Florence, dove ai fornelli si è piazzata un’altra eccellenza locale, lo chef Paolo Fiaschi che con il ristorante “Papaveri e papere” si conferma maestro nelle lunghe cotture e nei brasati, nonché cuoco di grandi qualità tout court.