giovedì 25 Aprile 2024
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Dalla Toscana a Dubai, storia di una “emigrazione” di gusto e stile

Dalla chef Beatrice Segoni ai recenti casi di Dario Cecchini e Vito Mollica (ma non solo…): Dubai sembra avere un particolare appeal per gli addetti ai lavori provenienti dalla Toscana

L’ultimo in ordine di tempo è Vito Mollica, che a fine luglio lascerà il Four Seasons Hotel di Firenze – la sua casa per un decennio, dove ha vinto nel 2013 il premio per il Piatto dell’anno della Guida dell’Espresso – per “emigrare” a Dubai, come Director of Culinary della catena italiana del settore dell’ospitalità di lusso internazionale Mine & Yours Group.

vito mollica chef

Vito sarà chiamato a supervisionare le attività di F&B Management per tutte le location gestite da Mine & Yours Group, a partire dall’apertura del ristorante Chic Nonna nel cuore del quartiere finanziario internazionale di Dubai, prevista a settembre. Sarà un ristorante e lounge su 2 piani, con vista panoramica sul centro di Dubai e sul Burj Khalifa.

Ma prima di Vito Mollica, anche in tempi recenti, a cedere alle lusinghe della metropoli degli Emirati Arabi Uniti sono stati altri chef e addetti ai lavori. E’ il caso di Dario Cecchini, il macellaio poeta di Panzano in Chianti, che a fine maggio si è trasferito al 74° piano del nuovo SLS Dubai Hotel & Residences nella Business Bay per aprire la steakhouse Carna. Refuso? Macché: nella mitologia romana Carna era una ninfa poi trasformata in divinità che proteggeva gli organi interni. Una scelta appropriata, vista la filosofia di Dario che da sempre punta sull’utilizzo complessivo dell’animale. “Essere qui a Dubai – spiega Cecchini, che già due anni fa aveva aperto un locale alle Bahamas – non è solo un onore per me, ma un sogno che diventa realtà e l’occasione per far conoscere la mia filosofia di consumo responsabile in cui si utilizza ogni pezzo dell’animale e niente è sprecato”.

Da quasi un anno è invece a Dubai una chef che a Firenze ha lasciato il segno (e il cuore), la marchigiana Beatrice Segoni. Nell’emirato, l’ex titolare del Konnubio è “rinata: a Dubai – racconta – si vive e si lavora molto bene. Ho avuto coraggio perché cambiare vita a 61 anni non credo sia da tutti, ma il coraggio aiuta gli audaci. Dopo di me sono arrivati in tanti: la comunità italiana residente a Dubai conta ormai circa 20mila persone. Città cara? Dipende dallo stile di vita che fai, e se sei attento non è più cara dell’italia… Fa caldo, è vero, ma per chi ama il mare e il sole tutto è sopportabile”.

Ma come se la cava la chef Beatrice, insieme al marito Gianluca Buccioni, pastry chef? “Il lavoro non manca: il mio ristorante Pierchic – su una piattaforma di legno in mezzo al mare, di fronte al Burj Al Arab – è pieno tutte le sere e facciamo una media di 120 coperti a sera. Se sei capace nel tuo lavoro, qui te lo riconoscono e ti fanno stare bene. Non c’è invidia tra colleghi perché qui lavorano tutti e non c’è molto tempo per le chiacchiere. Mi spiace per l’italia, ma qui la vita è un’altra cosa”.

Ma non finisce qui: la lista dei toscani – di nascita o d’adozione – emigrati a Dubai è ancora lunga. C’è il fiorentino Saverio Sbaragli, classe ’74, già al Salviatino e oggi executive chef al Muntaha (Burj Al Arab), oppure Marco Acquaroli, chef del Rockfish. E ancora: Paolo Mannis, chef del ristorante Sal (Burj Al Arab), Roberto Rispoli (Schimmer) e Luca Tresoldi (Artisan).

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Emiliano Wass
Emiliano Wass
Antropologo, docente universitario, consulente editoriale, traduttore e curatore. All'enogastronomia arriva dall'antropologia, convinto che il cibo sia l'unico vero elemento identitario delle persone. Ha svolto lavoro di campo in Messico, occupandosi di diritti e tradizioni indigene. Ha scritto su Finzioni, Doppiozero, Scrivo.me, Distillerie.it.

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