giovedì 25 Aprile 2024
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Dieci anni di Aset Toscana, qualche domanda al presidente (e al past president)

Compie 10 anni Aset Toscana, l’associazione che riunisce i giornalisti enogastronomici e agroalimentari della regione. Qualche domanda al presidente e al past president

Era il 2012 quando un gruppo di giornalisti enogastronomici fiorentini – Stefano Tesi, Aldo Fiordelli, Carlo Macchi, Andrea Settefonti, Riccardo Gabriele, Alessandro Maurilli e Francesca Pinochi – si accorse che i tempi stavano cambiando, la professione stava vivendo un momento di difficoltà dato da una serie di cambiamenti cui il mondo associativo della categoria non offriva risposte adeguate. Da qui la scelta di dare vita ad Aset Toscana, l’associazione della stampa enogastroagroalimentare della regione, un gruppo di colleghi che si occupano abitualmente di cibo, vino e agricoltura e che riconoscono l’esigenza di serrare le fila e stringere le maglie della professionalità.

“Non si tratta di un circolo, né di un sodalizio di facciata, né dell’appendice di ordini o sindacati – recita il sito di Aset Toscana, la cui iscrizione è possibile solo per cooptazione, ovvero su invito – ma di un organismo indipendente, che si propone di scegliere selettivamente i propri associati e di offrire loro quanto un esercizio consapevole della professione oggi richiede: fungere da punto di riferimento, offrire servizi ed opportunità formative, creare occasioni di incontro e di reciproca conoscenza”. Da quel momento sono passati dieci anni: Aset Toscana festeggia il suo decennale (ne abbiamo accennato qui) e abbiamo chiesto ai due presidenti – il past president Stefano Tesi e l’attuale, Leonardo Tozzi – una serie di considerazioni.

Come sono cambiati il ruolo e la percezione del giornalismo di settore dal 2012 a oggi?

Il ruolo, che in teoria è quello di informare, è rimasto lo stesso. È cambiato molto, e non in meglio, il modo, con un pericoloso e reciproco avvicinarsi, quando non a sovrapporsi per l’effetto ibridante dei social media, tra informazione, propaganda e pubblicità. Ciò a influito anche sulla percezione del giornalismo di settore, con un’opinione pubblica che spesso fatica a cogliere la differenza di ruolo e di responsabilità tra giornalisti e non. E soprattutto il concetto di terzietà e quindi di imparzialità: la mia recensione è pagata da un editore, quella di un influencer dal recensito stesso…

Quali sono state le sfide da affrontare e i momenti da ricordare in questi primi 10 anni?

La sfida più grande e sempre attuale era ed è rimasta tenere nel solco una professione che, per l’effetto combinato della proliferazione dei media da un lato e del calo della remuneratività dall’altro, tende a scivolare progressivamente nel marketing. Un’altra sfida è stata dare spessore a un settore dell’informazione spesso impalpabile come il nostro. I momenti a ricordare sono tanti, ma la prima riunione del consiglio direttivo di Aset, che poi mi elesse presidente, resta indimenticabile: ci riunimmo, ci guardammo in faccia e ci dicemmo “incredibile, ce l’abbiamo fatta: e ora?”. Comunque credo che resteranno memorabili anche i festeggiamenti del decennale.

leonardo tozzi

Come vedi il presente e il futuro dell’associazione, e in senso più ampio del giornalismo di settore?

Il giornalismo di settore è indubbiamente cresciuto molto in questi anni, contando anche un impegno quantitativo di colleghi molto ampio. Quindi l’intuizione di ASET di raccogliere i giornalisti iscritti all’Ordine in questa formula associativa è stato senz’altro azzeccato.
Forse oggi è maturo il tempo per concentrarsi con più esattezza e impegno sugli aspetti deontologici della nostra professione, identificando più esattamente il ruolo dei giornalisti nei confronti del mondo dell’enogastronomia. Per esempio impegnandoci con continuità sul fronte della formazione, per sottrarre il nostro lavoro al vortice comunicativo (e quindi pubblicitario) che talvolta contamina e assorbe l’originalità dell’informazione giornalistica. É auspicabile una maggiore distanza, nel rispetto dei rispettivi ruoli, tra giornalisti e addetti del settore (ristoratori, chef, vignaioli, ecc..), c’è spesso troppa complicità e un clima da “embrassons tous” che non giova alla reputazione della professione e alla sua indipendenza di giudizio.

Quali sono le sfide da affrontare e i momenti da ricordare in questi tuoi anni da presidente?

ASET ha anche avviato negli ultimi due anni un percorso di avvicinamento e dialogo con le strutture dirigenti dell’Odg della Toscana, del quale ovviamente tutti noi facciamo parte, investendole delle problematiche che nel nostro settore si evidenziano più che in altri, come la crescita esponenziale del lavoro autonomo, degli uffici stampa, di una diversa economia alla base della professione, che richiede sicuramente ripensamenti e aggiornamenti non eludibili rispetto ai classici canoni a cui eravamo abituati. Per settembre stiamo progettando, in collaborazione con l’Accademia dei Georgofili, un importante corso di formazione che va proprio in questa direzione. Mi piacerebbe infine rafforzare la partecipazione di ASET all’interno delle iniziative e delle manifestazioni di settore portando la nostra voce e la nostra identità in tutto le occasioni che lo meritano.

Il decennale di Aset Toscana coincide con quello del premio Gambelli, cui l’associazione tiene molto…

A 10 anni dalla sua fondazione Aset Toscana sta vivendo un buon momento: la manifestazione che stiamo organizzando il 7 giugno a Villa Bardini è sicuramente un evento rilevante che non mancherà di attrarre su di noi attenzioni e partecipazione, forse anche oltre le aspettative. Il premio Gambelli è stata un’intuizione originale che ha accompagnato e fiancheggiato la nascita di Aset, un impegno che nel tempo è cresciuto ottenendo sempre maggiori apprezzamenti e interesse. E proprio dopo questo decennale potrà essere valutato un suo ulteriore salto in avanti, per assumere una dimensione nazionale più ampia di quanto adesso abbia.

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