La prima edizione di Pitti Taste alla Fortezza da Basso va in archivio con una serie di indicazioni positive per il futuro e alcuni ritocchi necessari per la prossima edizione
Pitti Taste 2022, buona la prima? Fondamentalmente sì. Nell’anno che ha visto il trasloco della manifestazione fiorentina dalla Stazione Leopolda alla Fortezza da Basso, il bilancio post-evento non può che essere positivo. Ogni cambio di location porta con sé incognite e necessari quanto fisiologici aggiustamenti, anche in corso d’opera, ma tutto sommato – considerando che lo spostamento di sede è coinciso con il ritorno del salone dopo i due anni di stop dovuti alla pandemia – i vertici di Pitti Immagine possono essere soddisfatti di com’è andata l’edizione 2022. Ecco quindi cos’ha funzionato e cosa probabilmente richiederà una valutazione.
Fortezza promossa, trasloco permanente
Ci sono pochi dubbi sul fatto che il trasloco dalla Leopolda alla Fortezza sia destinato ad essere permanente. “È la sistemazione definitiva” ha confermato Davide Paolini alla cena organizzata dal Consorzio del Parmigiano Reggiano, ricordando che “le uniche lamentele sono arrivate da quelle aziende che nel passaggio di sede hanno perso rendite di posizione”. Taste si conferma una manifestazione che punta su due elementi in controtendenza rispetto a fiere analoghe: non si fa vendita negli stand, e gli standard di selezione delle aziende restano molto alti. Alla Fortezza c’era più spazio pro capite, e ciò che è stato perso in termini di “percezione di affollamento” lo si è guadagnato in sicurezza. C’era da macinare chilometri, ma era esattamente ciò che le norme richiedevano. E il 65% delle aziende ha scelto lo stand più grande, al costo di un piccolo upgrade.
Più espositori, più turnover, più novità
L’aumento delle aziende espositrici (dalle 400 del 2020, poi annullato, alle attuali 470) ha di sicuro giovato all’edizione 2022 del salone, perché ha reso possibile per buyer e visitatori quell’operazione di scouting che è alla base di una fiera sempre più business-oriented come Taste. In altre parole, insieme agli habitué della manifestazione finalmente abbiamo visto debutti e graditi ritorni. “Abbiamo potuto consentire ad alcuni espositori che avevano partecipato negli anni passati – conferma Paolini – di tornare a Firenze”.
Più focus. Dopo il gin, a chi toccherà?
Se c’è qualcosa che ha funzionato piuttosto bene, è lo spazio dedicato al mondo del gin. Al piano terra del Padiglione centrale è stata allestita un’area ad hoc con un focus sul distillato oggi più di moda, con nomi nuovi (Floressence) e vecchi (Peter in Florence), toscani ma non solo (River Mentana). Anche questo format dovrebbe essere replicato nelle prossime edizioni, si tratta solo di capire con quale prodotto. Ma scegliere ogni anno un prodotto di tendenza, per il Gastronauta, è operazione tutt’altro che difficile.
Le categorie più presenti al Pitti Taste 2022
Su questo fronte non ci sono dubbi: il titolo di categoria merceologica più rappresentata a Taste se lo giocano salumi e formaggi. Da un lato le aziende della zona di Langhirano (Parma) ad alta concentrazione di salumifici, dove si producono i pregiati prosciutti di Parma – ma non mancano rappresentanti da Toscana, Friuli, Campania e persino dalla Spagna – dall’altro caseifici da un capo all’altro d’Italia. “A seguire – spiega ancora Davide Paolini – c’è la pasta, che potrebbe potenzialmente sembrare penalizzata dalla mancanza di assaggi, ma che invece riscuote grande successo. Chi è interessato al prodotto spesso non ha bisogno di assaggiarlo, una volta saputi elementi come tempo di essiccamento e qualità del grano”.
Ok l’area “salata”, penalizzata la parte dolce
Fin qui tutti i motivi del successo di Taste 2022. Ma il passaggio dagli elementi positivi a quelli meno riusciti del salone richiama – non a caso – la più classica delle dicotomie gastronomiche, quella tra il dolce e il salato. Se quest’ultimo è stato avvantaggiato dall’istituzione di un “percorso” concettuale che dal piano attico del padiglione Centrale portava al piano terra e di là al Cavaniglia, al contrario la parte dolce del salone è stata giocoforza sacrificata. Tanti visitatori hanno concentrato il proprio tempo al piano attico e in quello terreno, lasciando – a meno di particolari necessità o obiettivi personali – la parte del dolce a un rapido transito prima della partenza.
Food truck, ce n’era davvero bisogno?
In una fiera dove gli appassionati hanno potuto concedersi infiniti assaggi, peraltro senza l’alternanza dolce-salato presente alla Leopolda ma in maniera più “canonica”, la presenza dei food truck – di alta qualità, per carità – è sembrata non necessaria, un po’ superflua. Magari hanno venduto un sacco, però l’impressione è che nell’economia di Taste siano stati utili quanto il pulsante “condividi” su PornHub.
I dati ufficiali di Pitti Taste 2022
Circa 5.000 gli operatori del settore intervenuti, ottime le presenze dai principali mercati esteri, con numeri in crescita da Francia (+46%), Stati Uniti (+53%), Regno Unito (+28), Olanda (+66%), Austria (68%). In totale quasi 7.000 visitatori nei tre giorni, una grande partecipazione al programma di eventi alla Fortezza e agli appuntamenti FuoriDiTaste in città. “La voglia di tornare a incontrarsi a Taste era tanta” – conferma Agostino Poletto, direttore generale di Pitti Immagine, “l’avevamo percepita forte parlando con le aziende prima del salone, ma i risultati finali e i feedback raccolti in questi giorni vanno anche oltre le aspettative”.