Siamo stati ad Autumnia, a Figline Valdarno, e l’occhio è caduto su alcuni frutti dai nomi strani e dalla forma inconsueta: si tratta de frutti dimenticati dell’Italia centrale e dell’appennino toscano in particolare. Ecco i frutti perduti e dove trovarli
Probabilmente conoscete le nespole e le pere spadone, per carità. Ma qualcosa mi dice che su uva spina e sorbe qualcuno tra i lettori più giovani inizia già a perdersi per strada. Così come “corbezzoli” non è un’imprecazione d’antan e le azzeruole non sono utensili dove si cucina. Questi, così come le giuggiole, le avellane o le corniole, fanno parte dei “frutti dimenticati” dell’Italia centrale (e dell’Appennino toscano in particolare) che però con un po’ di fortuna è possibile andare a scovare.
A noi è capitato ad Autumnia, la tradizionale rassegna autunnale in scena a Figline Valdarno e dedicata a cibo, agricoltura e ambiente. Per tre giorni, a novembre, il centro storico della città viene animato da una maxi-fiera con mercatini, stand, aziende enogastronomiche e così via (nell’edizione 2017 c’erano anche i cooking show in piazza Ficino, coordinati da Gola Gioconda), inclusi artigiani del gusto che si dedicano anche a presentare e sostenere i frutti dimenticati. Nella foto in alto sono riconoscibili le azzeruole – un pomo bianco o giallo di forma globosa, da 1 a 3 cm di diametro con una polpa carnosa dal sapore agrodolce e tre piccoli semi al suo interno – o le pere volpine, dure e asprigne ma fonti di vitamina B, ottime cotte con Sangiovese e chiodi di garofano. Oppure ancora le pere supertino o quelle cocomerine, le mele Abbondanza rossa e i frutti del prugnolo (o strozzapreti).
Analogamente, Autumnia dà l’occasione di conoscere e assaggiare anche formaggi che – per quanto non siano dimenticati come i frutti, ma godano di un certo credito presso gli intenditori – non è facile trovare fuori dai circuiti dei piccoli produttori. Parliamo delle numerose varianti del pecorino: si va da quello stagionato nel pepe o avvolto nelle foglie di vite fino a quello stagionato nel rosmarino o nella cenere. E ancora: nelle erbe, nell’avena, nella paglia, nelle olive, nella vinaccia, nel grano e così via, con ogni materia prima che dà una sfumatura di sapore particolare.
E chi l’ha detto, infine, che il formaggio dev’essere in forme cilindriche tondeggianti e armoniose? Ad Autumnia a Figline Valdarno può capitare di assaggiare un formaggio volutamente irregolare, come se un pugile l’avesse usato come sparring partner. Ma saporito.