Un libro per raccontare il bardiccio, nonché un viaggio alla scoperta della Valdisieve sulle tracce del suo salume più famoso: l’appuntamento con l’ultimo volume di Alessandro Sarti è domenica 11 settembre nell’ambito di Cookstock a Pontasieve
Se lo chef Stefano Frassineti si è guadagnato dentro e fuori dalla cucina il titolo di Ambasciatore del Bardiccio, allora Alessandro Sarti si può tranquillamente aggiudicare lo stesso titolo sul fronte dell’editoria. Suo è infatti il volume Il Bardiccio! (pp. 168, euro 15), edito da Polistampa, dedicato al salume più famoso della Valdisieve, in Toscana. Il libro – il cui sottotitolo è Non fatevi infinocchiare, affidato alla penna di Sergio Staino che scherza sull’ingrediente principe – verrà presentato in anteprima domenica 11 settembre alle 17 nella Piazza del Comune di Pontassieve (Firenze) nell’ambito della manifestazione Cookstock 2016.
All’evento, condotto dal critico gastronomico Leonardo Romanelli, parteciperanno ospiti d’eccezione tra cui Luciano Artusi, studioso di tradizioni fiorentine e toscane, Matilde Paoli, ricercatrice dell’Accademia della Crusca, Stefano Frassineti, chef ideatore dell’“Anno Internazionale del Bardiccio”, e Paolo Bacciotti, presidente della Fondazione Tommasino Bacciotti Onlus. Saranno presenti l’autore e l’editore Mauro Pagliai.
Alessandro Sarti (nella foto in alto insieme all’attore Sergio Forconi) è nato e vive a Pontassieve, dove è stato a lungo assessore alla Cultura. Dopo aver curato eventi artistici in Italia e all’estero, negli ultimi anni ha firmato due libri di successo: Intervenite numerosi! (2013) e “Che musica, maestro!” (2014), piccoli grandi amarcord in cui fa rivivere la Valdisieve tra gli anni Sessanta e gli Ottanta. Anche l’ultimo lavoro nasce dall’incondizionato amore per la sua terra, ma l’obiettivo si sposta sulle tradizioni gastronomiche. Così il bardiccio, tipico insaccato realizzato con gli ultimi scarti del maiale e speziato con finocchio selvatico, diventa protagonista di un’incursione nella storia e nel folklore locale, alla scoperta di quella cucina “povera” negli ingredienti ma testimonianza dell’antica sapienza contadina. Si apre così davanti agli occhi del lettore la storia di un territorio dalla vocazione contadina, reso vivo e vivibile dall’esperienza e dall’ingegno dei suoi abitanti. Quasi uno spaccato antropologico, in cui il bardiccio è simbolo insieme di capacità di sopravvivenza e di intelligente utilizzo delle risorse.
Sarti ha chiesto poi a una serie di chef toscani di rivisitare il bardiccio a loro piacimento, con ricette ad hoc pensate dai protagonisti della cucina, che collocano il celebre insaccato al centro di primi, secondi piatti e perfino dessert. A completare il cerchio, le ricette sono affiancate dall’indicazione di vini eccellenti della stessa area geografica, dove l’arte dei vinattieri è di casa. Tra un ricordo e un aneddoto, spiccano le illustrazioni di Giovanni Maranghi e un’accurata ricerca lessicale di Matilde Paoli, che attribuisce alla salsiccia un ricco pedigree. “Il bardiccio – spiega la studiosa – racconta una storia molto ‘saporita’, fatta di tradizioni locali, ma anche di contatti fra popolazioni, ci parla di gente che vive duramente, che si sposta e si incontra, che è capace di scambiare esperienze con l’altro, anche quando viene da lontano. Una pietanza nata povera, viva in un’area circoscritta ma capace, a saper guardare, di aprire la mente, oltre che lo stomaco, a ciò che c’è fuori dai nostri confini”.