Il pronipote di un barman londinese ha dimostrato che il bisnonno ha servito al conte Negroni per la prima volta nel 1918 un cocktail a base di gin, bitter e vermouth nella capitale britannica
Qualche mese prima di Fosco Scarselli, ma abbastanza per riscrivere la storia della mixology mondiale. All’inglese Guybrush Threepwood, pronipote di un barman londinese, è stato sufficiente dimostrare che il bisnonno ha servito al conte Negroni per la prima volta nel 1918 un cocktail a base di gin, bitter e vermouth nella capitale britannica per veder attribuita alla città del Big Ben la paternità dell’ormai ex fiorentino Negroni.
La notizia arriva soltanto ora, poiché sull’onda lunga delle celebrazioni per il centenario del Negroni Threepwood si è messo alla ricerca dei documenti, scoprendo un brevetto ufficiale del Royal Patent Office britannico. “Il Negroni non è più un cocktail italiano. L’ennesima eccellenza, nata e cresciuta in Italia (a Firenze, peraltro) – conferma con preoccupazione e rammarico Walter Meccia, sommelier del Four Seasons Hotel di Firenze – viene trafugata e diventa Inglese. I documenti di un nipote di un barman londinese attestano che il conte Camillo Negroni prima di chiedere la modifica al suo Americano presso il Caffè Casoni, lo provò più volte nella capitale britannica”.
Non è escluso che le lobby del gin abbiano influito nello strappare il piacere e l’onore di bere un grande aperitivo italiano, ma di sicuro ormai il danno è fatto. Sembra che l’IBA sia già al lavoro per riscrivere testi e manuali in cui la paternità del Negroni viene assegnata a Londra e (insieme al conte Negroni) al barman Seamus B. Theepwood che miscelò per la prima volta. “Sarà un lavoraccio – conferma Elaine LeChuck, presidente del comitato – ma bisogna fare ciò che è necessario”.
ps: ora che siete arrivati fino in fondo, ricordatevi che oggi è il 1 aprile 2020 e fatevi qualche domanda…. 🙂