giovedì 25 Aprile 2024
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Il caso: olio tunisino tra presunte invasioni, bufale e mezze verità

Da qualche giorno testate online e offline raccontano la presunta “invasione” dell’olio tunisino, dividendosi tra l’acredine per i politici che avrebbero lasciato Bruxelles agire così e la preoccupazione per le conseguenze che potrebbe subire l’olio made in Italy. Ora più che mai è necessario fare un po’ di chiarezza

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Tutto è iniziato qualche giorno fa, quando una marea di siti, blog, giornali (online e offline, stavolta fa poca differenza) ha iniziato a raccontare la presunta “invasione” dell’olio tunisino sul mercato italiano. Va da sé che la notizia – chiamiamola così, per il momento – ha subito fatto il giro della rete, ed è stata ampiamente propagate sui social con un doppio sentiment: da un lato coloro che hanno cavalcato l’onda lunga dell’ennesimo scandalo per denunciare le malefatte dei nostri europarlamentari, rei di non aver difeso gli interessi nazionali; dall’altro, chi prefigurava scenari drammatici per le produzioni italiane d’olio. Il tutto può essere sintetizzato da uno dei titoli con cui la “notizia” (e stavolta mettiamo le virgolette, ‘che già la cosa inizia a puzzare):

L’UE ci impone l’olio tunisino: lo schiaffo ai nostri agricoltori
Via libera a 35mila tonnellate di olio d’oliva tunisino a dazio zero. Anche il Pd vota a favore

Ma le cosa stanno in maniera sensibilmente – anzi, profondamente diverso. Basta informarsi. Il prezioso sito d’informazione anti-bufala Butac ci riporta il testo (in inglese, of course) della mozione con cui Bruxelles ha preso la tanto vituperata iniziativa. In estrema sintesi, l’Unione Europea ha semplicemente approvato con un primo voto l’abolizione dei dazi doganali su quegli olii che vengono già importati dalla Tunisia. Quindi, almeno in prima battuta, non dovrebbe automaticamente aumentare la quantità d’olio che viene importato nei paesi dell’Unione. Altro che invasione: l’olio sarà sempre quello, soltanto costerà meno esportarlo ai produttori tunisini. È una misura d’aiuto che dovrebbe durare solo due anni e se causerà problemi, sarà prevista una modifica subito dopo il primo anno.

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L’UE ha iniziato l’iter per abolire i dazi sugli oli che vengono già importati dalla Tunisia. L’olio sarà sempre quello, solo per due anni costerà meno esportarlo per aiutarne la ripresa economica

La proposta presentata dall’europarlamentare francese Marielle de Sarnez è stata discussa il 25 gennaio ed è passata con 31 voti a favore, 7 contrari, un astenuto. E l’Italia che c’entra? È presto detto: la ratio di questo provvedimento – ossia aiutare l’economia tunisina eliminando il dazio – rientra in una risoluzione firmata anche da diversi parlamentari italiani (Fabrizio Cicchitto NCD, Lia Procopio Quartapelle PD, Vincenzo Amendola PD, Valentino Valentini FI, Erasmo Palazzotto SEL, Edmondo Cirilli FDI, Pia Elda Locatelli MISTO e Mario Marazziti PER L’ITALIA).

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Mancano M5S e Lega, ma il resto dell’arco costituzionale ha dato parere favorevole, argomentandolo così: “LItalia ha un interesse vitale nella stabilizzazione democratica e nel consolidamento istituzionale della Tunisia, in quanto modello virtuoso di evoluzione pacifica dalla dittatura verso la democrazia e alternativo per le migliaia di giovani di tutti i Paesi della regione nordafricana e mediorientale rispetto all’opzione rappresentata dal fondamentalismo estremista; il sostegno alla giovane democrazia tunisina e alla sua economia rafforzerebbe la posizione dell’Italia in Europa e nel Mediterraneo”. In fondo l’Italia è il secondo partner economico della Tunisia, e Tunisi resta un interlocutore privilegiato per gli investitori e le imprese italiane.

Una bufala sull’invasione di olio tunisino? Sì, o quasi

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Insomma, se a Bruxelles il provvedimento continuerà il suo iter, in Italia arriverà olio dalla Tunisia a costo inferiore rispetto a prima, ma non aumenteranno le importazioni di 35mila tonnellate. Saranno le stesse che costeranno un po’ di meno. Se parlare di invasione è dunque sbagliato, c’è un dato di cui sarebbe poco lungimirante non tener conto. Qualcuno sostiene che con questo provvedimento non si venderà meno olio italiano, ma chi in Europa già comperava olio tunisino (35mila tonnellate in tutto il Continente a fronte delle 440mila tonnellate d’olio prodotte ogni anno solo dall’Italia) lo pagherà un po’ meno. Beh, forse sì. Ma va ricordato anche che il nuovo contingente agevolato va ad aggiungersi alle attuali 56.700 tonnellate a dazio zero già previste dall’accordo di associazione Ue-Tunisia, portando il totale degli arrivi “agevolati” a oltre 90mila tonnellate. Consideriamo inoltre cosa potrebbe accadere quando immettiamo nel nostro Paese un quantitativo d’olio estero a costo comunque minore rispetto alle produzioni nazionali: non è forse ipotizzabile che una fascia di consumatori con meno predisposizione alla qualità (o semplicemente con meno contanti in tasca) scelga di ripiegare sull’olio tunisino perché più conveniente? Il problema – unito a quello di un possibile aumento delle contraffazioni – esiste, non nasce certo ora e non riguarda solo l’olio tunisino. Ma di sicuro paventare lo spettro di un’invasione d’olio di bassa qualità non giova a nessuno. Se non a chi fa circolare in malafede certe (dis)informazioni.

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