Dal “rinforzino” di casa Mascetti allo sformato di maccheroni nella clinica del Sassaroli, fino ai cornetti caldi caldi del sor Perozzi: ecco i piatti ispirati ad Amici Miei, il capolavoro di Mario Monicelli, raccontati dagli attori Lucio Patanè (Lucianino), Renato Cecchetto (Augusto Verdirame da Brescia), Enio Drovandi (vigile) e Tommaso Bianco (fornaio)
Diciamoci la verità, di Amici Miei – inteso come icona di costume ben al di là del valore cinematografico – c’è chi saprebbe recitare ogni singola battuta, un po’ come alcuni fan di Star Wars, Harry Potter, dei Goonies o del Signore degli Anelli. I raduni periodici degli appassionati della trilogia (anche se, in fondo, i primi due film sono decisamente migliori dell’ultimo atto) sono l’occasione per far ritrovare non solo i fan di Amici Miei ma anche gli attori ancora in vita. Scomparsi già da qualche tempo Ugo Tognazzi, Adolfo Celi, Renzo Montagnani, Philippe Noiret, Duilio Del Prete e – per ultimo – Gastone Moschin, il cast conta ancora caratteristi come Lucio Patané (Lucianino), Renato Cecchetto (Augusto Verdirame da Brescia), Enio Drovandi (il vigile pisano) e Tommaso Bianco (il fornaio Antonio Esposito), qui sotto nella foto col conte Raffaello Mascetti.
Sono stati loro, in una serata di inizio novembre, a partecipare al raduno “Alluvionati Dentro”, nome scelto in ricordo dell’alluvione di Firenze del 4 novembre 1966 che fu raccontata nel film attraverso diverse scene all’interno del secondo atto. L’iniziativa, patrocinata dal Comune di Firenze ma ideata e promossa dalla pagina Facebook “Conte Raffaello Lello Mascetti” ha portato i fan in pellegrinaggio attraverso i luoghi che hanno fatto da scenario nelle storiche “zingarate”: dal cimitero di San Miniato al Monte al quartiere di San Niccolò con il mitico Bar Necchi in via dei Renai. Al termine del tour il gruppo si è spostato allo Yab per una cena a tema con piatti ispirati ad Amici Miei: dall’immancabile rinforzino all’insalata russa, dalla frittata con le patate allo sformato di maccheroni della Carmen, dai fegatelli all’aretina del Ramaiolo ai cornetti del Sor Antonio (freschi freschi), il tutto accompagnato dalla degustazione dei vini Tapioco, Come Se Fosse e Antani dell’Azienda vinicola La Tognazza.
Eccoli, dunque, i piatti ispirati ad Amici Miei:
La frittata di patate di Alice Mascetti: piatto povero per antonomasia, in fondo a casa Mascetti non è che fossero abituati a sontuosi banchetti (qui la clip). La frittata di base avrebbe potuto essere impreziosita con castagne, ma alla fine nella dispensa di casa Mascetti c’erano solo patate. E così fu.
Il rinforzino: data l’essenzialità della frittata di patate, il conte Mascetti ha completato il desco con – citiamo dal diario di Lucianino del 5 ottobre ’66 – “nove olive di numero, mezz’etto di stracchino e un quarto di vino sfuso”. Troppo poco? Beh, capita quando la supercazzola prematurata perde i contatti col tarapio tapioca. A distanza di 35 anni, Lucianino quel rinforzino l’ha trovato sempre uguale.
Lo sformato di maccheroni della Carmen: cosa c’è di meglio per allietare la degenza degli zingari di Amici Miei, capitati nella clinica del professor Sassaroli? A onor del vero quelli presentati al raduno erano leggeri come il massiccio del Gran Sasso, ma la cucina della Carmen si può solo accompagnare amare. Con ardore, peraltro.
Lo spiedino di fegatini all’aretina: la prima scelta del professor Sassaroli, andando a pranzo dal Ramaiolo (eh beh, chi regge fino a Biagio il pistoiese?). Nonostante il Mascetti sia “ospite di tutti” e non abbia digerito la sottoscrizione, ci ha pensato il professore ha solleticare l’appetito del nobiluomo con le pappardelle sul cinghiale e – per l’appunto – lo spiedino di fegatini. Sì, ma col finocchio.
Il brodino caldo caldo di Augusto Verdirame da Brescia: non c’era, alla cena, ma almeno vi mostriamo il buon Renato Cecchetto. Che di quella esperienza racconta: “È stato meno faticoso di quanto sembra nel film. Si trattava di un delizioso brodo fatto nella cucina del bar. La scena è stata girata non più di un paio di volte”.