Inbianco e Inrosso sono i due vini monovarietali biologici di Colline Albelle che con il loro terroir raccontano la zona di Riparbella, sulla costa toscana
Ci sono storie che vale la pena di raccontare. Storie fatte di amore, di passione e, naturalmente di vino come quella che vi raccontiamo e che inizia nel 2016 quando tre appassionati produttori di vino in Francia e Bulgaria arrivano in Toscana insieme alle loro famiglie e scoprono una tenuta a Riparbella, paesino sulle colline che si affaccia sulla costa.
“Abbiamo svoltato in una strada stretta e abbiamo iniziato una rapida salita – racconta l’enologo francese Julian Reneaud (in alto) con le bulgare Dilyana Vassileva e Irena Gergova – a circa 350 metri siamo stati accolti da un panorama aperto, il sole e poche nuvole pennellate sullo smalto blu del cielo. A catturare la nostra attenzione un vigneto abbandonato, bellissimo e di grande potenziale. Abbiamo deciso di riportarlo in vita”.
Così il sogno prende forma. Nasce Colline Albelle, che prende il suo nome dai suoli tufacei tipici della zona, dove Julian ha saputo dare al progetto enologico una lettura tecnica ma al contempo passionale, dandone un’interpretazione moderna e contemporanea che affonda le radici nei principi di sostenibilità̀ e biodiversità̀. Dilyana ha fornito le linee guida per la definizione dei vini, mentre Irena si è occupata della parte artistica del progetto.
“La filosofia di viticoltura su cui si fonda il mio lavoro – spiega Julian Reneaud – si basa sul concetto biologico e biodinamico. Biologico per il non utilizzo di pesticidi sistemici. Biodinamico per la ricerca di armonia tra tutti attori di un’azienda, dall’uomo a tutti gli organismi viventi che animano il microcosmo vigna”. Julian ha saputo dare al progetto enologico una lettura tecnica ma al contempo passionale, dandone un’interpretazione moderna e contemporanea che affonda le radici nei principi di sostenibilità̀ e biodiversità̀. Dilyana ha fornito le linee guida per la definizione dei vini, mentre Irena si è occupata della parte artistica del progetto. I risultati sono davvero sorprendenti ed è davvero incredibile come la regione enologica pisana regali vini che non ci si aspetta.
Molto gioca il terroir dei vini di Colline Albelle. I vigneti si trovano sui crinali di due colline e godono dell’influsso della brezza marina. I suoli sono sabbiosi, ben drenati e ricchi di calcare dove le acque sotterranee rendono i terreni freschi che naturalmente ritardano la maturazione delle uve e aiutano a sviluppare una corretta acidità̀.
Le particolarità̀ dei vini di Colline Albelle si possono attribuire alle scelte prese in vigna. Ogni vino proviene da una parcella precisa secondo la volontà di Julian di seguire un principio: una parcella, un vitigno, un vino. “Non fare assemblaggi – spiega – per me significa rispettare al meglio il territorio e permettergli di esprimersi in tutte le sue sfumature”. Sono 18 gli ettari vitati recuperati nella tenuta dove già si trovano vitigni autoctoni come Sangiovese, Ciliegiolo, Canaiolo bianco, Vermentino ma anche internazionali come Merlot e Petit Manseng. L’abilità di Julian Reneaud è stata quella di ridar loro vita per produrre vini eccellenti con bassa alcolicità e tanta delicatezza che li rende davvero raffinati.
L’anno scorso ha debuttato Inbianco un Vermentino in purezza che proviene da un ettari di terreno di circa 30 anni. Le uve sono state vendemmiate anticipatamente per cercare di mantenere una buona acidità e aromaticità. “Volevo creare un vino aromatico come lo Champagne ma con la bevibilità del Vermentino”, racconta Julian. Grazie anche ad una pressatura si mantengono acidità e aromi, la fermentazione malolattica è parziale mentre circa un 10% del vino affina in barrique non tostate e piegate al vapore. Il risultato è davvero ottimo. Al naso si percepiscono sentori di fiori e frutta gialla ma soprattutto le note erbe aromatiche e di macchia mediterranea, citriche e iodate del mare mostrano già equilibrio e complessità. In bocca si apprezza la grande acidità e la sapidità che è davvero piacevole unite ad un finale di bocca dove si ritrovano le note citriche e di erbe aromatiche oltra alla persistenza.
Quest’anno, invece, Colline Albelle ha presentato Inrosso 2020, un Merlot in purezza proveniente da un vigneto di circa 25 anni. Le uve sono state raccolte a metà agosto, garantendo un grado alcolico contenuto, aromi freschi e fruttati. I grappoli spargoli dal colore intenso e deciso hanno permesso di lavorare lentamente in vinificazione e a bassa intensità̀ sull’estrazione. Al naso appare un profumo delicato di mirtillo, foglie di pomodoro, note erbacee di macchia mediterranea e balsamiche di pino marittimo e di mare. Al gusto mostra la sua bella struttura corposa, anche grazie ai tannini ben presenti e vellutati, ma anche la sua piacevolezza grazie ad un finale persistente, vegetale e terroso. Prossimamente usciranno Serto, Altenubi e Halis, rispettivamente sangiovese, ciliegiolo e canaiolo bianco, tutti e tre sempre in purezza e provenienti da un’unica parcella.