Declinare il piemontesissimo vermouth in chiave sarda, con una liason che rimanda al Regno di Sardegna d’età preunitaria: c’è riuscito il bartender sardo Emilio Rocchino, che ha riscoperto botaniche isolane creando un vermouth made in Sardinia che lega passato e futuro. Ecco la sua storia
“C’era una volta un regno…”, potrebbe sembrare l’inizio di una favola per bambini, ma in realtà quest’incipit vuole riportare la memoria collettiva a un tempo non così lontano in cui lungo lo Stivale non esisteva l’Italia, ma una serie di piccoli Stati indipendenti. Uno di questi, il Regno dei Savoia – o Regno di Sardegna – si sarebbe fatto carico dell’unificazione della nazione e avrebbe fatto cadere nell’oblio tutti gli altri reami, rendendoci quelli che siamo oggi. Ma perché un articolo sui cocktail parte con una digressione storica? Per capirlo, bisogna prima introdurre Emilio Rocchino.
Emilio in un’altra epoca sarebbe stato “borbonico” di nascita, visto che è originario di Salerno, città in cui ha iniziato fin da giovanissimo a lavorare nel mondo dei bar, ma ormai da tanti anni è sardo d’adozione. Dopo aver iniziato a frequentare l’isola per lavori stagionali come bartender, infatti, si è pian piano innamorato di quella terra, fino a decidere di mettervi radici. Alla faccia della stagionalità, l’obiettivo di Rocchino è far diventare la sua Olbia il punto di riferimento dell’isola per quanto riguarda il mondo della miscelazione. Anche a questo scopo ha deciso di aprire la “Spirits Boutique Rivendita Alcolici e Cocktail Pronti”, un negozio specializzato dove i colleghi, di passaggio o residenti, possano trovare le etichette più particolari.
Ma il vero contributo alla mixology sarda di Emilio Rocchino è nella riscoperta delle botaniche dell’isola e nella loro introduzione nel mondo degli spirits. Un lungo lavoro di studio e di ricerca intorno alle 4000 varietà autoctone di piante presenti in Sardegna e alle loro peculiarità. Tutto questo per realizzare il suo progetto, chiamato in maniera emblematica “Macchia”, e finalizzato alla realizzazione di distillati legati al territorio.
Il primo obiettivo di “Macchia” è stato la realizzazione di un Vermouth sardo. Già, proprio il Vermouth, il più piemontese dei liquori, un emblema dell’identità sabauda stessa. Una bestemmia, dunque? Una reinterpretazione libera? Un omaggio? Niente di tutto questo. Il legame tra il Vermouth piemontese e la Sardegna è molto più antico di quanto si pensi, e risale ai tempi in cui entrambe le regioni erano sotto la stessa bandiera, quella del Regno di Sardegna, sotto i Savoia appunto. Durante le sue ricerche su antichi libri dell’epoca, Emilio ha addirittura trovato menzione dell’utilizzo del Moscato Sardo come ingrediente per la realizzazione dei Vermouth ottocenteschi, un vino che si prestava perfettamente vista la sua alta concentrazione zuccherina (In un’epoca in cui lo zucchero era caro).
Visto che Rocchino è un perfezionista, una volta individuata la ricetta del suo Vermouth – chiamato “Mediterraneo Rosso Mirto” – si è affidato a un’azienda d’eccellenza piemontese, l’Antica Distilleria Quaglia, per la realizzazione del prodotto. Tra le botaniche utilizzate, il ruolo principale lo svolge il Mirto, uno dei simboli dell’isola, e che oltretutto apre le porte a un’altra interessante connessione storica. Infatti l’idea dell’infusione del mirto e del miele nel vino rosso si ritrova già nelle ricette dei vini Ippocratici, nel 400 a.c.
Il primo successo ha portato Emilio ancora più lontano, prima alla creazione del Vermouth Bianco Maestrale, a base di Vermentino di Gallura con 18 botaniche, e poi al passaggio più importante: lo spostamento della produzione in Sardegna. Grazie all’assistenza di Antica Distilleria Quaglia è stato infatti possibile trasferire tutto il know-how necessario per la produzione di vermouth ad una distilleria locale, rendendo finalmente il prodotto interamente territoriale. A volte alcune connessioni storiche sembrano perse nel tempo e nascoste nei manuali scolastici, ma la storia dell’Italia è storia di continue contaminazioni, anche alimentari, e la loro memoria può essere l’ispirazione per le eccellenze del futuro.