lunedì 29 Aprile 2024
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Chef Bukri riparte da Orvieto e dal “Coro” ricavato in un’antica chiesa

Lo chef Ronald Bukri porta a Orvieto "Coro", il primo ristorante fine dining della cittadina umbra, realizzato in un'antica chiesa del '500. Ecco perché potrebbe essere il best new place della ristorazione umbra

Il colpo d’occhio è notevole, anche per chi è già abbastanza abituato a vivere il fascino dei borghi dell’Italia centrale, e con esso quell’attitudine diffusa al riutilizzo di spazi antichi nel pieno rispetto delle architetture che furono. Nel caso di Coro, a Orvieto – ristorante affidato allo chef d’origini albanesi Ronald Bukri, classe ’87 e allievo del bistellato Gaetano Trovato (Arnolfo, Colle Val d’Elsa) – a far da cornice ai tavoli è un’antica chiesa sconsacrata, risalente al Cinquecento, nel cuore del centro storico della cittadina umbra.

La scelta del nome Coro trova fondamento in due distinti motivi: da un lato il fatto che il ristorante sorge letteralmente dove si trovava il coro della chiesa, all’interno di un edificio storico – oggi Palazzo Petrus – distante appena un centinaio di metri dal celebre Duomo di Orvieto. Dall’altro lato, però, Coro è anche la crasi dei nomi dei due protagonisti di questo progetto gastronomica e imprenditoriale: accanto al già citato Ronald c’è infatti Francesco Perali (il cui CO finale del nome si congiunge al RO iniziale di Ronald).

Lo chef Ronald Bukri

Insieme al cocktail bar Gocce gestito dal bartender Domenico Sciascia, quindi, il ristorante Coro a Orvieto è accompagnato da 9 camere in cui poter soggiornare ed è inserito in un contesto di rara bellezza. Atmosfera ideale per la cucina di Ronald Bukri, che oltre a Gaetano Trovato ha tra i suoi mentori anche Paolo Lopriore: il suo percorso formativo l’ha portato anche a fare esperienza a Londra nel bistellato Sketch e a Sidney nel tristellato Guillaume at Bennelong. Tornato in Italia, di nuovo in Toscana – all’Osticcio di Montalcino – lo chef ha incontrato Francesco Perali, responsabile di sala originario proprio di Orvieto.

E qui Francesco l’ha portato, facendolo suo socio e portando nella cittadina umbra il primo vero ristorante di fine dining, nonché uno dei pochissimi della provincia di Terni (insieme a Origini, di cui abbiamo parlato qui). A Coro sono presenti tre distinti menu degustazione, alla cieca: c’è Coro Ardente (72 euro) articolato su 4 portate che punta fortemente sulla brace, peraltro realizzata su misura da un artigiano, poi Coro Armonico (88 euro) da 6 portate, e infine Coro Libero (110 euro) che con le sue 10 portate equivale praticamente a una summa dei piatti della carta.

Nei percorsi degustazione è possibile aggiungere due piatti signature di Ronald Bukri: da un lato lo Spaghetto al Parmigiano Reggiano con limone e paprika (foto in alto), dall’altro l’antipasto formato da Gambero rosso con emulsione di miele, olio e limone, più un dessert a base di miele, finger lime e polline fresco.

Tra i piatti del menù Coro Ardente spicca il Carciofo cotto condito nell’olio delle foglie del carciofo passate precedentemente nella brace, accompagnato da uvetta sultanina marinata nel liquore Varnelli, pralinato di pinoli e salsa di foie gras (foto in alto). Oppure spazio alla “Sfogliata“, un potpourri di agrumi, mele ruggine, panna al kefir.

Da non sottovalutare anche la Linguina (foto in alto) – realizzata con un estratto di lenticchie di Onano, vongole alla brace e limone nero – oppure il Capocollo di maiale, marinato per 24 ore prima di essere terminato alla brace, accompagnato da un cimichurri di radicchio rosso.

Tra il vantaggio di una location suggestiva, la disponibilità di camere (dettaglio che al mondo della critica di settore piace anzichenò), un cocktail bar e una cucina di spessore come quella di Ronald Bukri, le premesse ci sono tutte affinché Coro possa diventare non solo la punta di diamante della ristorazione orvietana, ma uno dei luoghi più interessanti del fine dining umbro tout court.

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Marco Gemelli
Marco Gemelli
Marco Gemelli, classe ’78, giornalista professionista dal 2007. Dopo anni come redattore ordinario al quotidiano Il Giornale della Toscana, dove si è occupato di cronaca bianca e nera, inchieste, scuola e università, economia, turismo, moda ed enogastronomia, è passato alla libera professione. Oggi collabora con diverse testate online e cartacee, tra cui Il Giornale, Forbes, l'Espresso, Wine & Travel. È membro della World Gourmet Society e dell’Associazione Stampa Enogastroagroalimentare Toscana (Aset), nonché corrispondente italiano per Lust Auf Italien.

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