Cosa collega l’ondata migratoria dei nostri connazionali a cavallo tra Ottocento e Novecento e la profumata bevanda con cui spesso iniziamo le nostre giornate? Ce lo spiega “Coffee Migrant Migrant Coffee”, la mostra immersiva realizzata dall’Accademia del Caffè Espresso per far luce e aiutare a comprendere il legame tra emigrazione italiana e caffè. Inaugurato a metà novembre negli spazi dell’accademia (gruppo La Marzocco) alle porte di Firenze, il primo capitolo della mostra è dedicato al Brasile e sarà visitabile per tutto il 2024.
Il progetto è stato realizzato dai curatori Massimo Battaglia e Mauro Belloni e da un team di ricerca interno, con il supporto e la consulenza scientifica di CISEI, Centro Internazionale Studi Emigrazione Italiana, Leonardo Scavino del Laboratorio di Storia Marittima e Navale dell’Università di Genova (NavLab) e del Museu da Imigracao San Paolo Brasile. L’intero progetto espositivo si prefigge di esplorare il legame tra il vasto e complesso fenomeno dell’emigrazione italiana attraverso la lente della relazione con il caffè.
Il primo capitolo di questo percorso – inaugurato alla presenza del sindaco di Fiesole Anna Ravoni, l’amministratore delegato de La Marzocco Guido Bernardinelli, il curatore della mostra Massimo Battaglia e il responsabile del progetto allestitivo Stefano Zagni – analizza il grande flusso migratorio che a cavallo tra Ottocento e Novecento ha portato oltre un milione di italiani ad approdare nei porti brasiliani, per poi dedicarsi alla coltivazione del caffè. Il percorso espositivo continuerà raccontando altri flussi migratori che negli anni si sono intrecciati al mondo del caffè: quelli verso Stati Uniti, l’Australia e il Canada tra gli anni ’20 e gli anni ’60 del Novecento, e una migrazione contemporanea che giunge fino ai nostri giorni.
Il vero obiettivo della modalità di rappresentazione e fruizione scelta per la mostra è generare una connessione di tipo emozionale con le vicende delle donne, uomini e bambini che affrontarono il “grande viaggio” transatlantico. Enfatizzare i racconti personali attraverso le loro voci, ascoltarne le parole, i resoconti in prima persona colorati dagli aspetti emotivi, il tutto per produrre un racconto che abbia un sottotesto universale e che empatizzi con i visitatori sul piano emozionale. Seguendo i destini degli Italiani d’oltreoceano, la mostra racconta i metodi, le tipicità della coltivazione del caffè in una zona vocata come il Brasile che diventerà, dal nulla, il più grande produttore di caffè su scala globale.
“Per costruire questo progetto – spiega Guido Bernardinelli, CEO de La Marzocco – siamo partiti dal fil rouge che lega i destini incrociati degli uomini e del caffè, entrambi destinati a viaggiare. Siamo partiti dal viaggio, l’essenza del concetto di emigrazione e ne abbiamo analizzato ogni singolo aspetto, ricostruendo le esperienze vissute in prima persona dagli emigranti italiani. Abbiamo tracciato una sorta di percorso immersivo con l’obiettivo di coinvolgere il visitatore dall’inizio alla fine e permettergli di immedesimarsi nelle esperienze vissute dagli italiani a cavallo del XIX e XX secolo e di apprendere contemporaneamente la storia e l’evoluzione del caffè”.