Yin e Yang, negativo e positivo, freddo e caldo, sono alla base della cucina vietnamita, che ricerca un equilibrio tra gli ingredienti, i sapori, ma anche tra corpo e mente. Con questa filosofia nascono i piatti del ristorante Com Saigon di via dell’Agnolo, a Firenze
Yin e Yang, negativo e positivo, freddo e caldo, sono gli elementi alla base della cucina vietnamita, che ricerca un equilibrio tra gli ingredienti, i sapori, ma anche tra corpo e mente. Con questa filosofia nascono i piatti del ristorante Com Saigon di via dell’Agnolo, 93/R, un locale fresco di apertura, che ha avuto come padrini di eccezione, il sindaco di Firenze Dario Nardella e l’ambasciatore del Vietnam in Italia Cao Chinh Thien.
Nessuna voglia di stupire con effetti speciali, ma di far conoscere a Firenze una cucina nuova, di educare i palati al gusto di sapori diversi, che non sono gli stessi di altre cucine esotiche già radicate in città. Piatti freschi e leggeri nascono dalle abili mani di tre cuoche, tutte donne, tra cui Nguyen Thi Thui Lan, amministratrice unica di Com Saigon che va molto orgogliosa della salsa di pesce, con zucchero, limone e peperoncino.
Si tratta di un gusto a noi sconosciuto, che serve come accompagnamento per molti piatti. Thi Thui Lan spiega come la farina di riso sia alla base di molte ricette, anche simili alla nostra pizza. Sono proprio delle “pizzette” preparate con dischetti di farina di riso, riempiti con gamberi e latte di cocco, una delle “sfiziosità” di questo ristorante.
Ci sono poi gli involtini, declinati con ampia varietà di ingredienti e di cotture, ma con lo stesso tema: un foglio di carta di riso arrotolato con dentro verdure, carne o pesce. Sono bolliti quelli estivi con maiale, gamberi e insalata, che si possono accompagnare con una salsa di arachidi; fritti invece quelli ripieni di tante verdurine. Adatto per le calde giornate estive, il gusto fresco dell’insalata tropicale (in alto), con straccetti di pollo con cavolo e menta.
Un menù ancora “in costruzione”, quello di Com Saigon – un nome che si può semplicemente tradurre con Il riso di Saigon – ma che promette solo piatti di un’autentica cucina vietnamita, senza declinazioni o cedimenti revisionisti, se non quelli imposti dalla sostituzione di ingredienti introvabili nelle nostre latitudini. Qui solo il vino “parla” italiano, molto toscano, ma si può anche scegliere di pasteggiare con birra vietnamita o con uno dei tanti tipi di tè che il locale offre.