La Guida Michelin 2018 incorona Siena come nuova capitale della Toscana. Non in termini assoluti, ma di new entries: una stella al Cum Quibus di Alberto Sparacino a San Gimignano, al Poggio Rosso di Fabrizio Borraccino a Castelnuovo Berardenga e al Perillà di Marcello Corrado a Castiglion d’Orcia. Tutte confermate le tre (Enoteca Pinchiorri) e due stelle toscane
Tante novità, per i ristoranti toscani insigniti delle stelle della guida Michelin 2018. Un dato su tutti: a livello nazionale spiccano la “caduta degli dei”, il declassamento da due a una stella dei ristoranti di Claudio Sadler e Carlo Cracco, e il nono tristellato (Norbert Niederkofler del St. Hubertus, il ristorante dell’elegante Rosa Alpina di San Cassiano). In Toscana invece spicca il ruolo primario di Siena e provincia, diventata quasi una nuova capitale della ristorazione. Non in termini assoluti, dove Firenze continua a farla da padrona (dalle tre stelle dell’Enoteca Pinchiorri in giù, col bel gesto di Annie Feolde che ha dato l’onore della platea all’excutive chef Riccardo Monco), ma di certo a livello di new entries.
Si aggiudicano la prima stella, infatti, tre ristoranti di Siena e provincia. Si tratta del Cum Quibus di Alberto Sparacino (nella foto di Lido Vannucchi) a San Gimignano, del Poggio Rosso di Fabrizio Borraccino a Castelnuovo Berardenga e il Perillà di Marcello Corrado a Castiglione d’Orcia. Ai tre chef e ai rispettivi ristoranti le nostre congratulazioni, in attesa di approfondire. Tra vincenti e non, da sottolineare che restano ancora senza stella chef del calibro di Matteo Lorenzini a Firenze, che con il Se.Sto on Arno rimane uno dei migliori interpreti – almeno nel panorama regionale – della cucina contemporanea. Il fatto che tutti gli altri ristoranti toscani già premiati negli anni scorsi abbiano mantenuto la stella è invece sintomo di una linearità e continuità di prestazioni a livello generale. Bene così. Di come vengono date e tenute le stelle, infine, parliamo qui.