È l’arte di diluire la grappa nel caffè. O meglio, in ciò che resta nella tazzina dopo che si è bevuto il caffè. È il resentin trentino: il calore del caffè esalta gli aromi del distillato
Molti di noi lo hanno fatto, almeno una volta, alla fine di un pasto impegnativo. Per qualcuno probabilmente è un’abitudine consolidata, per altri l’unico modo di degustare una grappa smorzandone l’alcolicità. Si chiama resentin, dal dialetto trentino, ed è il rituale di diluire la grappa nel caffè. O meglio, in ciò che resta nella tazzina dopo che si è bevuto il caffè.
Abbiamo scoperto l’origine del nome – “resentare” significa far piazza pulita, pulire – e del rito stesso a Trento, durante una degustazione di grappe Trento Doc. In linea generale la grappa può essere bevuta prima, dopo ma anche durante il caffè. Se insieme ad esso – in proporzioni analoghe – il calore del caffè esalta i profumi del liquore, il rito del “resentin” serve invece come risciacquo della tazzina. Molti evitano infatti di sorseggiare tutto il caffè, lasciandone volontariamente qualche goccia per poi aggiungere la grappa e ripulire il fondo e i bordi. Et voilà, il resentin è servito.
+++Aggiornamento: alcuni lettori ci segnalano che il rito del resentin è caratteristico anche di regioni come il Friuli e il Veneto, notoriamente con un’importante tradizione di produzione di grappa. Ci sembra doveroso integrare il testo con questa nota, poiché rappresenta un patrimonio gastronomico regionale collettivo. +++