È uscito in libreria quest’autunno “Vini da scoprire” (ed. Giunti), il taccuino segreto che nasce dall’affinità di tre penne di qualità della critica enogastronomica: gli autori – Armando Castagno, Giampaolo Gravina e Fabio Rizzari – pur foggiati da storie diverse, hanno infatti finito per approdare al medesimo terreno d’interesse: la ricerca
Una sorta di taccuino segreto nato dall’affinità di tre penne di qualità della critica enogastronomica: è Vini da scoprire (editore Giunti), volume uscito lo scorso 28 settembre in libreria quest’autunno. Gli autori – Armando Castagno, Giampaolo Gravina e Fabio Rizzari – pur foggiati da storie diverse, hanno infatti finito per approdare al medesimo terreno d’interesse: la ricerca. Pur nel rispetto dei grandi vini, i tre hanno deciso di impegnarsi a favore della divulgazione di quelli meno noti; in un viaggio lungo la penisola italica, da nord a sud, i tre si sono dedicati all’indagine di vini sorprendenti, di qualità, nati da vitigni rari e prodotti, in quantità molto ridotte, a volte anche meno di mille bottiglie all’anno, in zone spesso ignorate dalle stesse mappe catastali.
Vini da scoprire non è una guida, è piuttosto un libro a cui approcciarsi come se fosse un testo di narrativa, in cui le storie di 120 vini e di altrettanti vignaioli parlano a tutti, dagli appassionati, agli addetti ai lavori, fino a chi intende muovere i primi passi nel mondo dell’enologia. Il linguaggio infatti, pur lasciando spazio alle diverse inclinazioni narrative dei tre autori, è semplice; tecnicismi e termini tortuosi, sono stati accantonati in favore di uno stile lineare e una forma accessibile a tutti.
I vini, in una sequenza svincolata da qualsivoglia metodo, scevri da punteggi e gerarchie, non sono raggruppati né per territorio né per varietà ma semplicemente identificati graficamente da un simbolo che, posto in ogni pagina in alto a sinistra, distingue bianchi, rossi, rosati, spumanti, dolci e/o liquorosi.
Lo scopo è evidente: concentrare l’attenzione del lettore nella narrazione, invitandolo a guardare al vino non come banale oggetto di consumo ma come occasione di esplorazione, di territori e persone, alla riscoperta di una sopita sensibilità per l’insolito ignoto. Castagno, Gravina e Rizzari in Vini da scoprire profilano, in ultima analisi, la più intima essenza del divulgatore enoico: predisposizione allo studio, inclinazione all’esplorazione, conoscenza del territorio e delle sue peculiarità, rispetto per l’eterogeneità e autentico desiderio di arrivare non semplicemente ai più ma ai molti.