A Roma lo chef Daniele Roppo, del ristorante “Il Marchese” celebra i 40 anni dell’uscita del film Il Marchese del Grillo con un menù a base di Rigatoni con la pajata
Quale posto migliore, per celebrare i 40 anni dall’uscita del film “Il Marchese del Grillo“, di un ristorante romano che si chiama proprio – e mica per caso, bensì per un chiaro omaggio – “Il Marchese“? E come celebrare la ricorrenza, se non con un piatto di quei rigatoni con la pajata che Onofrio, l’indimenticato Alberto Sordi, faceva provare alla bella Olimpia (Caroline Berg)?
Ed è così che il ristorante in via di Ripetta – ispirato per volontà dei titolari Davide Solari e Lorenzo Renzi alla famosa pellicola interpretata da Alberto Sordi – fino al 22 dicembre (giorno in cui uscì il film diretto da Mario Monicelli) propone un menu ad hoc in cui insieme ai Rigatoni con la pajata ci saranno trippa alla romana e cocktail creati dal bar manager Fabrizio Valeriani: questi ultimi sono un inno all’opulenza della Roma papalina, la prima invece alla genuinità della parte più popolana, proprio come le anime de “Il Marchese del Grillo”.
“Noi romani siamo tutti affezionati alla figura di Alberto Sordi – spiegano Davide e Lorenzo – e proprio in questo locale che è ispirato all’intramontabile film di cui ricorre il quarantennale, vogliamo ricordarlo attraverso dei piatti della tradizione che omaggiano le scene più memorabili della pellicola”. Chiamato a interpretare la ricetta dei Rigatoni con la pajata, lo chef Daniele Roppo ha scelto di proporre la versione classica del piatto, così come lo faceva sua nonna Altea.
Pochi ingredienti, pepe, pajata e salsa di pomodoro per creare un sugo con cui condire il rigatone. “È un onore celebrare Albertone – racconta Daniele – perché sono cresciuto col suo mito. Ho anche chiamato i miei gatti Onofrio e Gasperino, proprio in omaggio al suo film, che amo da sempre. Non appena capita l’occasione giusta, tra l’altro, me ne esco con una delle battute di scena. È un piacere ricordarle e condividerle”.
Ma non finisce qui. Con l’occasione, infatti, verranno proposti anche altri piatti in omaggio alla pellicola: per l’aperitivo si è optato per un Crostino con pecorino dei Castelli (luogo in cui nel film si trovava la tenuta del Marchese) e prosciutto di Bassiano mentre come secondo si è optato per lo Spiedino di Pajata scottata (foto in alto) per concludere il pasto con la Tartelletta monoporzione che ricorda la Crostata ricotta e visciole, tipica della tradizione romana e risalente al Settecento.
Dal bancone del locale arrivano inoltre due drink ideati dal Bar Manager Fabrizio Valeriani. Il primo è ispirato alla figura di Onofrio e si tratta del Marchese bianco, un twist su un daiquiri con Chartreuse verde e fake lime di colore trasparente. L’altro, che omaggia l’altra anima, ha un nome che fuga ogni dubbio: Il carbonaro nero, un twist su negroni di colore nero con bitter al cioccolato amaro. Per i buongustai e “wine lovers”, non mancherà invece il Cesanese, il genuino vinello “dalle vigne del Mascherone”, luogo di fantasia citato nella pellicola durante il dialogo tra Gasperino e l’amministratore dei beni del Marchese del Grillo.
L’iniziativa è stata pensata perché il ristorante Il Marchese celebra da sempre il film: varcare la soglia del locale, vuol dire immergersi innanzitutto nei fasti e nell’opulenza della Roma papalina dei primi anni dell’Ottocento. Tra preziosi stucchi e sofisticati arredi, i décor strizzano l’occhio agli ambienti del “Marchese Onofrio del Grillo”, caustico aristocratico di una città che vive nel lusso pur non disdegnando bettole e osterie, nonché guardia nobile di Papa Pio VII quando arrivano in città i francesi di Napoleone. Ma il ristorante, in un’altra parte, rispecchia anche le locande della Roma popolana, rappresentate dai tavoli di legno fatti a mano dal falegname e dalle sedie impagliate, a ricordare i set del film che ruotano intorno alla figura del Carbonaro.
L’omaggio de “Il Marchese” continua con una preziosa immagine che appartiene a Roppo e che per tutta la durata dell’iniziativa porterà al locale: uno scatto in bianco e nero degli anni ‘60, in cui si vedono il nonno materno, Silvio Battistini (che lavorava nel cinema) e Alberto Sordi, che, insieme, hanno fatto due film. La foto è appesa nella sua camera e immortala proprio una scena di una delle due pellicole, con nonno Silvio, all’epoca una comparsa, che cammina sotto l’ombrello e tanta pioggia, accanto all’Albertone nazionale.
Racconta Roppo: “La mia vita è sempre stata legata a questo grande attore. Ricordo la prima volta che lo incontrai, avevo 7 anni. Sordi andava dal mio stesso barbiere, sotto casa nostra, da “Gioacchino” in via Trevis, ed ero in fila per farmi tagliare i capelli. A un certo punto apparve lui, Alberto Sordi, e mi iniziò subito a prendere in giro, spiegandomi che andava di fretta, perché lo aspettavano a Cinecittà per girare. Mi diede pure una cinquina sull’orecchio, per farmi una specie di carezza. Gioacchino mi disse: “Facciamo passa’ avanti Albertone”. Poi, quando se ne andò, mi ringraziò”, ricorda il cuoco che, una volta negli anni successivi, in una casa presa in affitto trovò in cucina proprio una foto de “Il Marchese del Grillo”, che avevano lasciato appesa i proprietari. Nel frattempo, sono arrivati a fargli compagnia in casa due gatti, anch’essi legati al film. I loro nomi sono inequivocabili: Onofrio, elegante col pelo grigio perla e Gasperino, tutto nero, come il Carbonaro. “Una furia che fa danni, ma è più ingenuo che altro”, sorride Roppo.