venerdì 19 Aprile 2024

Dal sac à poche alla quiche o ratatouille: i 10 falsi amici della cucina francese

Ormai Ratatouille, sac à poche, beignet o crema Chantilly sono entrati nel linguaggio comune, e ne parliamo come se sapessimo davvero di cosa si tratta. Ma la cucina francese è piena di “falsi amici”, ossia di parole che significano qualcosa di diverso rispetto a ciò che generalmente si dà per scontato. Ci pensa il cuoco Jean-Michel Albert Carasso a mettere un po’ d’ordine
schermata-2017-01-08-alle-16-40-31

La lingua, si sa, evolve anche a tavola. E dai cugini francesi abbiamo preso – e dato, con Caterina de’ Medici – davvero tanto, nel corso del tempo, in uno scambio che scorre come un fiume carsico tra i fornelli di casa e la sala del ristorante. Continuiamo a farlo ancora, basti pensare a quanto negli ultimi anni si sia diffusa l’espressione amuse-bouche (qui, termine nuovo anche se oltralpe ha come precursore il desueto amuse-gueule) per indicare ciò che fino a qualche tempo fa veniva indicato come “un omaggio dello chef”. Eppure la cucina francese è  piena di “falsi amici“, ossia di parole che in lingua originale hanno un significato diverso da quello che gli si attribuisce sull’altro versante delle Alpi. Eccone 10, scelti e commentati dallo chef Jean-Michel Albert Carasso:

La Ratatouille

ratatouille cucina francese

“La Ratatouille in Francia – ci racconta lo chef Carasso, che da poco tempo ha pubblicato il volume Cucinare lontano insime a Luisa Ghetti – è una pietanza di poca importanza, per lo più contorno. Di origine nizzarda ma ormai nazionale, è ‘na cosina così, niente di stravolgente”.

La sac à poche

sac-a-poche

Il termine “sac à poche” che suona tanto francese, in quella lingua proprio non esiste. Nella cucina francese si chiama “poche à douille” (ossia “tasca con bocchette”).

Ostriche & champagne, un luogo comune

ostriche cucina francese

Facciamo chiarezza: in Francia – incalza lo chef Jean Michel Carasso – lo champagne non è l’accompagnamento tradizionale principale delle ostriche. Il vino che si beve con le ostriche per tradizione nella cucina francese è il Muscadet de Sèvre-et-Maine, ma va bene anche il Sancerre, il Riesling alsaziano e altri bianchi secchi e decisi.

La crema Chantilly

cucina francese

In Francia la crema Chantilly è fatta solo con panna montata con zucchero. In Italia invece è un misto di crema pasticciera e panna montata, del tutto lontana dalla versione della cucina francese.

I bignè, o beignet

Beignets cucina francese

Un “beignet” in Francia non è un piccolo dolce vuoto da farcire bensì una “frittella”, fritta appunto. Nella cucina francese il piccolo dolce da farcire si chiama “petit-chou”, ed è fatto con la pâte à choux.

Gli champignons

champignon

In francese il termine “champignon” significa fungo, genericamente. Ciò che gli italiani chiamano (in francese) “champignon” nella cucina francse si chiama “champignon de Paris” oppure “champignon de couche”. Quindi – conferma lo chef Carasso – se dite ad un francese: ajouter des champignons, nessuna sorpresa se questi vi chiederà: quels champignons?. Compris?

Verdure filangé

julienne

Anche se ormai è diventato desueto anche in italiano, in francese non esiste neanche il termine “filangé” per definire un particolare taglio usato soprattutto per i vegetali. Le verdure tagliate sottili, nella cucina francese, si chiamano “julienne”.

La quiche

quiche
Tra i “falsi amici” della cucina francese c’è anche la quiche che ormai in Italia significa torta salata, quasi genericamente, mentre in Francia indica la quiche loraine, una crostata salata a base di panna, uova e pancetta.

La buàtta, da Parigi a Napoli

boite-de-conserve-my-dog-sighs
Il termine esatto, in francese, è boîte. Questo vocabolo – spiega ancora chef Carasso – è rimasto nel dialetto napoletano come conserva di pomodoro, o buàtta. Ma boîte significa scatola o lattina, mentre in francese una conserva in lattina si dice boîte de conserve.

Il tirabusciò

cavatappi-t
Il significato è identico in italiano e francese, ma ciò che cambia è il modo in cui è scritto: il tirabusciò  – all’italiana – è rimasto nel dialetto napoletano (e da lì si è allargato al resto del Paese per via della famosa Ninì Tirabusciò), mentre in francese è il tire-bouchon.

Rimani aggiornato: iscriviti!

ARTICOLI SIMILI

Se fino ad ora per mangiare un taco degno di questo nome bisognava andare fuori città, nel Chianti di Mototacos o nella Val d'Elsa...

DELLO STESSO AUTORE

Continua a leggere

Castiglioncello: nuova sede (ma stessa qualità) per il Sorpasso di chef Troìa

A Castiglioncello (Livorno) il ristorante "Il Sorpasso" trova posto al Casale del Mare, dove rimane salda la ricercata cucina gourmet di Savino Troìa

Dal palco alla tavola: Il Forchettiere Awards in tour tra Toscana e Umbria

È partito il tour gastronomico che fino a novembre coinvolgerà i vincitori dei Forchettiere Awards 2024: tra cucina, pizza e cocktail, ecco il calendario con tutti gli appuntamenti

Andrea Berton e il menù Under35 per avvicinare i giovani al fine dining

Nel suo ristorante di Milano, lo chef Andrea Berton ha lanciato un menù per avvicinare gli Under 35 all’alta cucina, nella speranza che restino clienti affezionati