Benetutti è un piccolo Comune della provincia di Sassari, nella regione centro-settentrionale del Goceano, segnata da boschi, macchia mediterranea, uliveti e soprattutto vigneti. Qui, negli anni Cinquanta, Luigi Veronelli in visita ad una cantina si misurò con il vino Arvisionadu, restandone affascinato
Benetutti è un piccolo comune della provincia di Sassari sito sul versante orientale della valle del Tirso, nella storica regione centro-settentrionale del Goceano, segnata da boschi, macchia mediterranea, uliveti e soprattutto vigneti. Qui, negli anni cinquanta, Luigi Veronelli, in visita ad una cantina, si misurò con uno di quei vini che, come lui stesso avrebbe poi scritto, “è disposto a concedersi solo a chi aspira alla sua anima oltre che al suo corpo” e ne rimase folgorato: era il vino Arvisionadu.
Dietro ad un nome che è quasi uno scioglilingua si cela un vino,complesso quanto raro, che prende il nome dall’omonimo vitigno autoctono. Citato già nel 1780 nel testo “Agricoltura di Sardegna” di Andrea Manca dell’Arca, l’arvisionadu è un vitigno a bacca bianca, vigoroso, con grappoli grossi ed allungati, acini piccoli e radi, vocato a terreni collinari, preferibilmente granitici.
Per anni in odor di oblio, l’arvisionadu sembra esser, oggi, destinato a più fausta sorte. Un piccolo gruppo di arditi infatti ha recentemente fondato a Benetutti la Confraternita dell’ arvisionadu, nata con il fine ultimo di tutelare un vitigno a cui si riconosce il ruolo di testimone della più antica tradizione enologica sarda, già presente in epoca nuragica. L’associazione, che al momento conta quattordici soci, organizza ormai da qualche anno la manifestazione Arvisionende in chintina che promuove, grazie ad un confronto con enologi ed agronomi, la formazione dei viticoltori locali e mira a richiamare nuove attenzioni sull’arvisionadu.
In questi anni di impegno e partecipazione, la dedizione alla sperimentazione dei produttori locali, patrocinatori della confraternita, ha permesso di migliorare le tecniche di coltivazione dell’arvisionadu, sostituendo il sostegno singolo con la spalliera bassa e favorito l’avvio della vinificazione in purezza delle sue uve, utilizzate in passato esclusivamente negli uvaggi.
Tra i maggiori sostenitori della campagna di rivalorizzazione dell’arvisionadu vi sono Pino Mulas, ematologo fondatore del Centro Trasfusionale e di microcitemia dell’ospedale di Olbia, ora in pensione, e Angelo Taborelli, neurochirurgo di Como. Dopo aver ereditato dal padre un vigneto a Benetutti, Pino Mulas ha dato vita, nel 2013, con il sostegno di Angelo Taborelli, alla Cantina Arvisionadu, destinando tre ettari di terreno alla coltura dello storico vitigno: il loro G’oceano, arvisionadu in purezza, dopo qualche anno di ostinata ricerca, si sta finalmente guadagnando, internazionalmente, l’interesse del settore enologico, tanto da aver ottenuto quest’anno una menzione da parte della rivista britannica Decanter.
In una regione come la Sardegna in cui una vitivinicoltura intensiva, con una produzione enologica, in alcune aree, anche di eccellente qualità, ha sempre avuto un ruolo importante nell’economia agricola, il vigneto non è solo parte integrante del paesaggio ma è anche indissolubilmente legato alla storia e alle tradizioni dell’isola: preservare tutte le sue anime è un dovere.