mercoledì 24 Aprile 2024
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Veganesimo: e se anche un vegetale respirasse, mangiasse, soffrisse?

Alcune riflessioni semiserie e parecchio provocatorie sulla “moda” del terzo millennio: essere vegetariani e vegani. Un po’ per etica, un po’ per ecologia, un po’ per spirito salutistico e parecchio per moda. Cosa dice chi sostiene il veganesimo davanti a un vegetale che respira, mangia e soffre?

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Inutile girarci troppo intorno oggi è “in” essere vegani e “out” essere carnivori. Alla faccia delle tv che a tutte le ore del giorno e della notte e su ogni canale possibile immaginabile cuoce, soffrigge, inforna e impiatta di tutto! Personalmente, al di là delle decisioni alimentari individuali di ognuno che rispetto, trovo necessario mettere alcuni puntini sulle I anche perché trovo irrispettoso da parte di alcuni estremisti culinari essere additata – insieme alla maggioranza delle persone che popolano questo pianeta – come un mostro in quanto onnivora.

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Fantomatiche prove pseudoscientifiche armano il manifesto dell’estremista culinario. Prove che cercano, talvolta con argomentazioni al limite del comico, di smentire la natura. La banalizzazione più frequente sono ridicoli riferimenti del tipo: “I carnivori quando sono affamati sono attratti istintivamente da animali e carogne. Questo non accade mai all’uomo. Il ribrezzo che ogni uomo normale e sano prova alla vista del sangue e di un cadavere è la prova della sua natura non carnivora.” Peccato però che è documentato che molti ominidi si nutrivano anche di carne e il ribrezzo dell’uomo è condizionato dallo sviluppo della civiltà e tanti non si schifano davanti a una fiorentina al sangue, tanto per fare un esempio. Ma anche se esistono molte altre contraddizioni è il confronto anatomico ad essere maggiormente usato a piacimento.

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È qui che si cela il grande gioco delle tre carte degli pseudoscienziati erbivori: confondere la classificazione animale con la dieta per raccontare che i carnivori sono come gli animali dell’ordine Carnivora. Brutti, sporchi e cattivi. L’altra grande fandonia è il confronto con i primati, gli animali più vicini a noi che, secondo loro, si nutrono solo in maniera vegetariana. Falso. Questo vale per gibboni che si nutrono principalmente di frutta e per i gorilla che non sono solo fruttariani, ma gli scimpanzè, ad esempio, anche se si nutrono molto di vegetali non disdegnano insetti, larve e addirittura uccidono per nutrirsi di altre scimmie.

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Quindi bando alle balle l’uomo è animale onnivoro che dovrebbe nutrirsi fra il 70 e l’85% di vegetali, ma anche di sostanze animali che non sono nocive, anzi consigliabili in fase di sviluppo e di crescita. Ma ciò che vorrei sapere dagli amici vegetariani e vegani, talvolta appassionati alla loro tesi al limite del fanatismo, è perché la vita di un vegetale non vale niente. Loro si possono mangiare, loro non hanno dignità, non hanno diritto alla vita. Forse perché i vegetali sono esseri inferiori? Ma non sono insensibili, soffrono se uccisi, hanno diritto alla vita e sono nostri fratelli.

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Anche l’esimio professor Umberto Veronesi, decantato paladino di vegetarianesimo e veganesimo del resto scrive: “Pprendetemi pure per pazzo ma io parlo alle piante. Dialogo con loro, manifesto loro tutto il mio affetto parlandoci, accarezzandone le foglie e abbracciando il loro tronco.” La domanda allora è: caro professore come fai a mangiarti un amico!?” Come si può dichiararsi amanti della natura ed ecologisti uccidendo le piante che sono e danno vita? Il vegetale non ha occhi, orecchie e pelle. Ma sa distinguere le stagioni, il giorno dalla notte, ha il tatto per muoversi in aria e sotto terra. Teme e si protegge dal caldo e dal freddo. Soffre. Respira, mangia e si riproduce. Non ha la parola ma comunica. Parla il linguaggio dei colori e degli odori. Estirparla per nutrirsi significa lasciarla morire lentamente e crudelmente di fame e di sete. Ma tutto ciò cari amici vegetariani/vegani tanto sensibili verso gli animali perché non vi interessa?

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