Nel comprensorio di Spoleto (Perugia), all’interno delle DOC del Trebbiano Spoletino e dei Monti Martani, Gianluca Piernera dà vita a partire dal 2012 a vini di grande autenticità e schiettezza, il cui ardito temperamento ricalca quello del loro produttore
Per quanto alcuni amino definirlo “viticoltore per caso”, approfondire la fortunata storia di Gianluca Piernera porta piuttosto a convincersi di tutt’altro: il caso non esiste.
La vigna di oltre 35 anni acquistata, inconsapevolmente, insieme al terreno destinato alla casa di proprietà, l’influente amicizia con il noto vignaiolo marchigiano Marco Casolanetti così come l’abitare una zona enoicamente tanto vocata rimandano, infatti, più a qualcosa di già scritto, qualcosa per cui Gianluca, al momento giusto, si è fatto trovare.
Riconoscere il valore di alcune contingenze non è da tutti, così come non è comune – dopo aver cambiato, almeno in parte, direzione alla propria vita – mettersi nuovamente alla prova e, senza troppi indugi, accettare una sfida che avrebbe potuto spaventare anche i vignaioli più esperti: unire al clone di trebbiano spoletino riconosciuto dall’Università di Perugia quello ben più antico della stessa varietà, maritata – in origine – alle piante di olmo o acero, come accade ancora oggi in Campania con l’asprinio d’Aversa.
Il trebbiano spoletino, molto diverso dal trebbiano toscano, dal trebbiano di Soave e dal trebbiano abruzzese, regala, in genere, vini di grande freschezza, in cui hanno la meglio la complessità espressiva e l’acidità; quello che produce Gianluca nella sua cantina, il cui nome – Ninni – richiama le ninne nanne cantate, un tempo, alla figlia, ha però qualcosa in più: il terreno su cui sorge Cantina Ninni, sebbene sia in prevalenza argilloso, è arricchito da substrati di marna e permette ai vini di distinguersi per piglio e sapidità.
Prodotti naturalmente – intervenendo in vigna solo con ciò che è consentito dall’agricoltura biologica, come estratti di alghe di mare e olio essenziale di arancia – tutti i vini di Gianluca sono frutto di fermentazioni spontanee, non vengono filtrati e in essi i solfiti non superano mai gli 80 milligrammi per litro, sebbene ne siano consentiti oltre il doppio. Attualmente, nel catalogo prodotti di Cantina Ninni troviamo: “Poggio del Vescovo”, un trebbiano spoletino in purezza; “Misluli”, un macerato; i due rossi “Sanbastiano” e “Diavolacciu” e i due metodo ancestrale “L’Edoardo” e “Pilurusciu”.
Tutti di grande personalità, i vini di Gianluca fanno della disinvoltura un tratto distintivo; infatti, sebbene alla base della loro produzione vi sia un agire rigoroso, minuzioso e scrupoloso, tutti hanno dalla loro una sorprendente scioltezza, una genuinità che, ad un assaggio superficiale, potrebbe esser scambiata per linearità; invece, dal “Poggio del Vescovo”, a “L’Edoardo” e al “Diavolacciu”, passando per il “Misluli”, è un continuo stupore, un ritrovarsi, costantemente, davanti a qualcosa di ampio, articolato e multiforme.
Il “Misluli”, in particolare, quasi come fosse un incantatore, non finisce mai di tirar fuori conigli dal cilindro – prima la frutta candita, poi la macchia mediterranea, in seguito le note salmastre, subito dopo lo iodio – mentre i due ancestrali, uno prodotto a partire da trebbiano spoletino e l’altro da sangiovese, sono degli ammaliatori nati.