venerdì 19 Aprile 2024
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Bosca, lo spumante Halal e Kosher pensato per arabi ed ebrei

L’azienda Bosca di Canelli (Asti) – una delle quattro “Cattedrali sotterranee” patrimonio dell’Umanità – produce spumante sia con certificazione Halal per il mondo arabo che nella versione Kosher per i consumatori ebrei ortodossi. Ecco la storia di una cantina che non smette di reinventarsi 

vigneto Bosca

Sarà anche un’operazione di marketing, nata con l’obiettivo di raggiungere più mercati possibili, ma ha un sapore del tutto particolare: con la decisione di produrre degli spumanti Halal e Kosher l’azienda Bosca di Canelli (Asti) è riuscita ad accontentare due tipi di consumatori profondamente diversi. Il merito va a Pia, Gigi e Polina, gli attuati titolari del gruppo fondato nella prima metà dell’Ottocento dal loro antenato Pietro Bosca: non senza una certa lungimiranza, l’ultima generazione ha così prodotto il “Toselli”, bollicine spumanti senza alcool, certificato Halal per cercare di raggiungere tutta la popolazione musulmana e presente sin dagli anni Settanta anche in versione Kosher per raggiungere gli ebrei osservanti che durante il periodo di Pasqua osservano le più strette regole alimentari.

L’attenzione alle peculiarità “eno-alimentari” non è l’unica, però: nel corso degli anni, Bosca si è distinta per aver fatto da apripista in altri settori inconsueti. Ad esempio, negli anni della Guerra Fredda e della divisione dell’Europa in blocchi contrapposti, i prodotti Bosca erano tra i pochi occidentali a non essere venduti nei negozi della DDR in valuta. Oppure il caso dell’India, altro mercato ostile all’alcol per tradizione religiosa e burocrazie: convincere le autorità religiose che il vino non fosse semplicemente del “demoniaco” alcool, ma un vero e proprio alimento fu il più grande successo di Luigi Bosca – il figlio del fondatore – in quel mercato, cui ancora oggi la Bosca è fortemente legata.

Bosca cellars

Con base a Canelli (Asti) e una produzione di 75 milioni di bottiglie prodotte dal gruppo sia in Italia che negli stabilimenti in Lituania, Russia e Svizzera, Bosca è oggi distribuita in 40 mercati, ed esporta circa l’80% della propria produzione. Il gruppo – in cui solo l’azienda astigiana fattura oggi 40 milioni di euro – è specializzata nella produzione di spumanti e vini. Forte di una storia che nasce nella prima metà dell’800, Bosca è sinonimo di salda unione familiare e solidità aziendale, caratteri che hanno contribuito a portare avanti una tradizione secolare. Tutto nasce infatti con Pietro Bosca, piccolo proprietario terriero, che nel 1831 registrò la propria azienda vinicola e decise di tentare le vie commercio. Suo figlio Luigi, vivandiere degli emigranti, si era reso conto che il vino era parte integrante della storia di chi lasciava la terra natìa e seguì i flussi migratori per assicurare una bottiglia del proprio vino sulle tavole d’oltremare. Si narra che abbia affrontato per ben più di 20 volte la traversata atlantica per portare nelle Americhe il suo moscato. Da tecnico, inoltre, sviluppò per primo la produzione su vasta scala del moscato spumante e la preparazione di un vino a spuma naturale, anziché ottenuta artificialmente con sostanze gassose, com’era consuetudine presso altri produttori in quel tempo.

Cantine Canelli_BOSCA

Fu sempre lui ad aprire nel 1899 la prima filiale a Buenos Aires e nel 1901 la prima negli Stati Uniti (che fino alla chiusura per mano delle leggi sul proibizionismo fu l’unica azienda produttrice di spumanti italiani in loco). Da lì in poi, i nuovi mercati: Cina, Giappone, Australia, oltre che il Vecchio Continente. Col passare del tempo e delle generazioni, il gruppo Bosca acquisì nuove aziende, da Zoppa alla Robba e poi alla Cora, tutte rinomate case spumantiere della zona che non avevano fiutato per tempo il cambiamento del vento e si erano fatte travolgere dagli eventi.

Al di là delle vicende storiche, ciò che rende oggi Bosca interessante per una visita in azienda è la “Cattedrale di luce” che ha nel sottosuolo. Sembra un paradosso, ma è proprio quando i raggi del sole penetrano nelle profondità della terra che la realtà si fonde con l’illusione dando il via a un gioco di luci mozzafiato a metà tra illuminazione naturale e artificiale. Basta la giusta angolazione, e la cantina dell’azienda si trasforma in una vera e propria cattedrale di luce. Non è un caso, se la struttura – insieme ad altre tre cantine della zona – è stata riconosciuta patrimonio mondiale dell’Umanità Unesco: in fondo, la grandiosità e la maestosità degli spazi sotterranei in cui riposano le bottiglie di spumante fanno di questa antica realtà produttiva qualcosa di molto più di un semplice produttore vinicolo delle Langhe. Il valore aggiunto di Bosca nasce da una serie di connubi tra il mondo del vino e quello dell’arte, dell’architettura, della cultura, delle buone pratiche ambientali e così via, e prosegue ancora oggi con una non comune capacità di creare legami. Tanto che appena pochi giorni fa lo spumante Bosca è stato scelto per celebrare a Torino la giornata inaugurale italiana dell’International Year of Light, il ciclo di eventi e conferenze scientifiche sotto l’egida dell’Unesco dedicati alla luce e alle tecnologie ad essa collegate.

Bosca cantina a Canelli

Un’attenzione particolare è riservata sia alla sostenibilità e all’impatto sull’ambiente – grazie al parco fotovoltaico sul tetto del magazzino, il 25% delle bottiglie viene prodotto con l’utilizzo di energia pulita – sia all’aspetto culturale: oltre a installazioni permanenti di Eugenio Guglielminetti, sono ora in cantina alcune sculture di Paolo Spinoglio, tra gli ultimi di una serie di testimoni di questa propensione delle cantine Bosca ad offrire un terreno di incontro tra diverse forme d’arte. Da un lato lo spumante, dall’altro sculture, quadri, scenografie, o musica, poesia, filosofia. Affiancare arte ad arte, del resto, è il concetto chiave del Centro per la Cultura e l’Arte “Luigi Bosca”, sotto la cui egida si sviluppano tutte le attività in questo campo, a partire dalla pinacoteca che annovera opere di Paulucci, Bai, Calandra, Licata, Tabusso e Guttuso, con opere dedicate al vino, l’uva e le colline. Fino alla collezione, unica nel suo genere, di calici da spumante risalenti alla seconda metà del Settecento.

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