venerdì 26 Aprile 2024
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Toscana da Bere, viaggio nei cocktail bar: il mondo vegetale di Zen Fruit Bar (Marina di Scarlino)

Torna Toscana da bere, il viaggio tra i cocktail bar del Granducato: da un’idea di Federico Bellanca, ogni settimana passiamo in rassegna i luoghi del “bere bene” miscelato. Oggi andiamo a Marina di Scarlino a scoprire Zen Fruit Bar e il suo mondo vegetale

Sposare il mondo delle bevande alcoliche con quello della frutta fresca, valorizzando il ruolo di quest’ultima nel campo della mixology: è con questo spirito che nel 2017 nasce al porto turistico di Marina di Scarlino lo Zen Fruit Bar, locale interamente incentrato sul mondo vegetale. Come spesso succede, la scintilla alla base del locale arriva dalla constatazione di una necessità da colmare: nel caso specifico, l’intuizione arriva al giovane proprietario Paolo Biagiotti, che si è reso conto che nella zona mancava proprio questa tipologia di cocktail bar. Ha così chiamato Guido Giuggioli, bartender con esperienza ventennale nel settore, anche in campo formativo avendo militato per 3 anni come trainer  nella prima scuola di bartending americano Planet one, e che dopo una prima fase di start-up ha da poco iniziato una nuova avventura in un nuovo locale, “Casa Azul” noto locale follonichese su una terrazza che si affaccia al mare.

È stato lui, a “disegnare” lo Zen Fruit con un preciso progetto e linee guida ben chiare: offrire alla clientela un servizio legato alla frutta fresca, con tutte le preparazioni possibili: smoothies, centrifughe e gelato artigianale, il tutto abbinato a una miscelazione di cocktails  creati con liquori infusi, macerati e altro ancora abbinati a spezie, vegetables per far sperimentare al clienti nuovi sapori. Il target spazia dai ragazzi di 20 anni fino agli over 65, dal momento che intorno al porto del Puntone – che ospita anche regate di livello mondiale – orbitano gli appassionati da tutto il golfo e dall’entroterra . Se il focus dello Zen Fruit è sulla frutta fresca, ciò non significa cocktail “semplici”: non è raro vedere usata la tecnica del “fatwashing”, infusione tra un grasso e un liquido (ad esempio il grasso della pancetta abbinato al whisky).

Dopo Guido, il locale si è affidato ai giovani talenti Federico Marzo e Igor Grasso, che portano avanti la linea vincente del locale cercando di alzare ancor di più l’asticella della qualità. Nei mesi invernali uno spazio esterno del locale viene adibito a un vero e proprio giardino Zen, dove si sensibilizza la clientela sul consumo e la preparazione del tè. Avendo un’ampia scelta di materia prima – tutta rigorosamente in foglia – e un samovar, si insegna a calcolare tempi e temperature (con tanto di clessidre poste sui tavoli) servendo in tazze e teiere particolari. Al tè viene abbinato con cioccolato sfuso, abbinato a pasticceria secca e dolci homemade. Attenzione è rivolta anche alle selezioni di caffè monorigine.

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