Torna Toscana da bere, il viaggio tra i cocktail bar del Granducato: da un’idea di Federico Bellanca, ogni settimana passiamo in rassegna i luoghi del “bere bene” miscelato. Oggi andiamo a Porto Santo Stefano (Grosseto) per scoprire lo Sparkling American Bar
La musica nasce grazie all’equilibrio. Ci vogliono strumenti diversi, che sappiano convivere e armonizzarsi per dar vita a qualcosa di bello e complesso. I cocktail in fondo non partono da un concetto diverso: il suono si fa sapore e gli accordi diventano liquidi, ma l’emozione che trasmettono scorre forte come un assolo che esce dalle casse. Simone Alocci è il perfetto esempio di artista poliedrico che sa trasmettere il suo estro tanto al bar quanto nel rock, e ormai da anni il suo palcoscenico preferito si chiama “Sparkling American Bar”.
La passione per il bar, tanto quanto quella per la musica, in Simone sono ereditari – non è un caso che sia lui che il padre collezionino vinili e whisky – ed è proprio nel bar dei genitori che muove i primi passi lavorativi. Mentre si cimenta nel rock prima e nel blues poi, si rende conto che la miscelazione lo appassiona più di ogni altra cosa e nel 2004 decide di aprire il proprio locale, sfruttando un fondo che storicamente era stato un deposito per “rezza” ovvero reti da pesca, dove veniva anche cucinato il pesce al rientro dal mare negli anni ’40 e ‘50.
Nasce così lo Sparkling American Bar, incastonato tra il centro del paese e il mare. Ma non è solo per questa posizione invidiabile che il locale è tanto frequentato: la passione che Simone sa trasmettere attraverso i drink si ritrova per esteso nella cocktail list, che parte dai classici (interessante la sezione Gin Tonic da comporre, dove spicca “Italians Do It Better”, basato su quelli italiani) per poi proporre un’ampia gamma di signature, aggiornata ogni sei mesi. Un occhio speciale viene rivolto anche ai distillati, con un vasto assortimento di bottiglie da tutto il mondo, da provare lisci: anche in questo caso, i prodotti italiani e toscani giocano un ruolo di primo piano.
Lo Sparkling American Bar è un punto di riferimento tanto per i turisti tanto quanto per i residenti di ogni età, e la responsabilità di avere un pubblico anche giovane è molto sentita da Simone, che non solo trasmette i valori del “bere bene, bere meglio” con i suoi cocktail, ma compie anche la scelta “etica” di chiudere alle 3 di notte – potrebbe restare aperto ben più a lungo – per non protrarre troppo la movida e disincentivare l’eccesso. Perché nel rock come nel bartending si è su un palco e si ha un pubblico, ed è il messaggio che si trasmette a contraddistinguere la bravura dell’artista.