Firenze segue l’esempio di Milano e lancia una campagna – che sta diventando virale, ma in senso buono – per sensibilizzare la gente a tornare nei ristoranti deserti e a non disertarli per il timore del coronavirus
Come diceva il saggio Gandalf dai bastioni di Minas Tirith (ok, so che per chi non ha letto/visto il Signore degli Anelli queste parole non hanno molto senso…) “la fiamma della speranza divampa”. Provando con l’universo di Star Wars, e per dirla con Poe Dameron, gli chef che hanno dato vita alla campagna di sensibilizzazione contro la psicosi del coronavirus vogliono essere “la scintilla che appiccherà il fuoco”. Che, si spera, spazzerà via gli assurdi timori che da giorni stanno svuotando i ristoranti – e più in generale i luoghi di socialità – delle città italiane.
Il problema dei ristoranti deserti è tanto più sentito nelle città turistiche come Firenze, ed è da qui che un gruppo di chef, sommelier, camerieri, giornalisti, pizzaioli, gelatieri e così via si è riunito per dar vita a una campagna fotografica per ricordare – sdrammatizzando con mascherine tematiche “naturali” e/o improvvisate – che disertare i ristoranti non è né necessario né tantomeno utile come prevenzione, ma solo esiziale. (Sì, puoi andare a vedere cosa significa e nessuno ti giudicherà).
E così, la chiamata alle armi (chimiche) ha visto Simone Cipriani di Essenziale in prima linea contro i ristoranti deserti, sulla falsariga di quanto già avvenuto a Milano e in altre città. Solo che stavolta non è un singolo chef o un influencer a muoversi, ma un gruppo. Da Paolo Gori a Filippo Saporito, da Paola Mencarelli a Julian Biondi, da Elisa Masoni a Vetulio Bondi, in tanti si sono prestati allo shooting fotografico (incluso Federico Bellanca e il sottoscritto in rappresentanza del Forchettiere). Qui tutte le foto di Davide Bischeri e Alessandro Rabatti (Crustories.it), by the way.
La fiamma, dicevamo, divampa. Dietro l’esempio della Compagnia dell’Essenziale (oh, oggi il citazionismo fantasy dilaga come un… beh, dai, la pianto, promesso) o talvolta anche prima, molti altri personaggi del mondo gastronomico hanno fatto lo stesso.
È il caso della collega Laura Piccioli del Reporter (in alto) o di Lorenzo Chini, il macellaio “maiocheca**oneso” di Gaiole in Chianti (in basso). Magari la campagna non riporterà tutti nei ristoranti deserti, ma in fondo chi può dire dove arriverà un incendio dopo che i primi focolai sono stati accesi?