sabato 20 Aprile 2024
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Cucina alla lampada: le crêpes Suzette tra raffinatezza ed esclusività

Si deve a Henry Charpentier, primo maitre d’hotel del Cafe’ de Paris di Montecarlo, l’invenzione delle famosissime  Crêpe Suzette. Ecco la storia di questo piatto e i consigli su come preparalo, raccontati dal campione Giacomo Rubini

Crêpe Suzette 3 - foto Andrea Scarpa

La storia del piatto

Come confermano le ricerche dello storico della ristorazione Gianfranco Tavanti,  si deve a Henry Charpentier – primo maitre d’hotel del Cafe’ de Paris di Montecarlo – l’invenzione delle famosissime Crêpes Suzette. Ecco l’imprevedibile e inaspettata storia di questo piatto. Era l’inverno del 1895 quando a tarda ora, una coppia molto elegante colse di sorpresa il maitre d’hotel  Henry chiedendo di mangiare qualcosa. La cucina era  chiusa, ma Henry assicurò che avrebbe fatto tutto il possibile per offrire una pietanza da mettere sotto i denti. Una volta in cucina la sua attenzione cadde su un vassoio di blinis ancora tiepidi. Il suo estro creativo lo spinse a  prendere alcune zollette di zucchero che strofinò con la scorza di limone, alcuni riccioli di burro, un po’ di spremuta di arancia, una bottiglia di Cognac e di Grand Marnier.
Con  sperimentata abilità  unì gli ingredienti e inventò un dessert che sarebbe divenuto un vero e proprio classico della  lavorazione flambè. Dopo aver servito e ricevuto i complimenti dai due ospiti, Henry Charpentier chiuse la sala del ristorante, ignorando che il gentiluomo inglese altri non era che Edoardo VII, principe del Galles, futuro re d’Inghilterra, accompagnato da una giovane amica. Fu così che, in maniera fortuita e alquanto rocambolesca, dotato di un semplice scaldapiatti ad alcool, (la “lampada”  moderna arrivò più tardi),  Henry Charpentier aveva inventato le Crêpes Suzette, nome per storica  occasione dato proprio in omaggio alla graziosa  accompagnatrice del principe inglese. In tal modo nacque la lavorazione flambè: da oltre un secolo la  “lampada a flambe'” con relativa padella, fa più che mai parte del bagaglio professionale di ogni maitre di hotel che si rispetti. Sempre attuale e molto richiesta da quel tipo di clientela raffinata,  amante di un certo modo-spettacolo di lavirazione in sala.

Il campione italiano Giacomo Rubini

Giacomo Rubini - foto Andrea Scarpa
Si deve al dinamico e intraprendente Giacomo Rubini, Gran Maestro della Ristorazione dell’associazione nazionale “Maitre italiani ristorazione allberghiera” e dell'”Ordine dei Grandi Maestri Alberghieri”, se in Italia esiste una specializzazione per la lavorazione alla lampada, nota per le famosissime Crêpes Suzette. Giacomo Rubini, food and beverage  manager nei vari reparti del Grand Hotel Astoria di Grado (Gorizia) e direttore del ristorante “Il settimo Cielo“, ha conquistato una posizione di grande onore. Dopo essere stato eletto “Maitre dell’anno” 1999, nel 2005 si è classificato primo al concorso nazionale “Maitre dei Maitre”, raggiungendo poi nel 2007 l’ottimo risultato di primo classificato italiano al concorso mondiale “Primo World Champion Flambè”. A lui si devono numerosissime iniziative di concorsi nel settore e una grande capacità di formazione nelle  più importanti scuole alberghiere d’Italia. Oggi al ristorante “Il settimo Cielo” del Grand Hotel Astoria di Grado spicca talenti per le sue Crêpes Suzette flambè. Tra queste, la specialità è l’esclusiva “Crêpe alla grappa moscato Nonino”.

La ricetta della crêpe alla grappa moscato

Crêpe - foto Andrea Scarpa

Ingredienti per 4 persone:

8 pz. Crêpes
ml.140 Grappa moscato Nonino
ml.150 Spremuta di arancia filtrata
ml.20 Spremuta di limone filtrata
4 cucchiaini di zucchero di canna
3 scorze di arance
2 scorze di limone
8 palline gelato alla crema
60 gr. Salsa di lamponi

Procedimento
In una padella posta su fuoco versare zucchero di canna con le scorze di limone e di arancia. Quando lo zucchero inizia ad imbrunire, togliere le scorze di limone e di arancia. Versare le spremute di limone e di arancia a seguire la grappa di moscato Nonino. Quando il liquido inizia a divenire sciropposo, aggiungere le crêpes piegate a triangolo. Appena la salsa è consistente, fiammeggiare la grappa moscato Nonino. Disporle sul piatto farcendole con gelato nappandole con la salsa di lamponi e grappa.

Il flambage in cucina: ecco come fiammeggiare in sala

Crêpe Suzette 2 - foto Andrea Scarpa

Seppure non possa essere assimilata ad alcuna delle tecniche di servizio, è lecito supporre che la cottura in sala sia una derivazione del  servizio all’italiana, in quanto prevede la presentazione del piatto individuale ai commensali. Il flambage è un’operazione tipica della ristorazione, che si esegue al termine della cottura di una vivanda, davanti al cliente e con un apposito utensile (la lampada). Consiste nel versare un liquore o un distillato sulla preparazione e nell’incendiarlo con un fiammifero per generare una fiamma che fa rapidamente evaporare l’alcool: gli aromi superstiti caratterizzano la salsa di accompagnamento esaltandone il sapore. Ma più che gli aspetti gastronomici, sono gli effetti scenografici a determinare il successo di questa pratica culinaria: i commensali rimangono generalmente affascinati sia dall’osservare la tecnica con cui viene eseguita sia dalla fiammata finale. Certo, il tempo impiegato per fiammeggiare crea un inevitabile rallentamento del servizio, ma questo inconveniente è ampiamente ripagato dalla spettacolarità della preparazione. La cottura in sala richiede una grande professionalità, e una grande conoscenza degli alimenti che vengono utilizzati.

Gli attrezzi del mestiere: la lampada in cucina

Crêpe alla Lampada - foto Andrea Scarpa

La lampada è il fornello utilizzato per le preparazioni flambé (alla lampada). E’ composto da un serbatoio per il combustibile (apposito gel combustibile), da un bruciatore e da un regolatore della fiamma. Essendo un utensile da sala, il design e la decorazione della lampada sono generalmente  molto curati. Alla lampada si accompagna la padella; simile alla “sautese lionese”, talvolta è completamente d’argento ma di solito è di rame ad alto spessore con rivestimento interno di acciaio inossidabile, mentre il manico è di legno per evitare che si surriscaldi. Il serbatoio del combustibile costituisce la base dell’utensile, sopra il quale è inserito il corpo, di forma cilindrica e alla cui estremità è montata la griglia che sorregge la padella. Dimensioni e materiale di costruzione (rame, acciaio, argento) della lampada sono variabili e ininfluenti ai fini della riuscita del flambage. Si ricorda però che il materiale va scelto considerandone non solo le caratteristiche estetiche ma anche quelle di praticità, robustezza e igiene: a differenza dell’acciaio inossidabile, rame e argento richiedono molta manutenzione sono molto più delicati. Vi sono i carrelli per flambé, molto pratici ma poco estetici: non hanno personalità e sono quindi inadatti a creare in sala l’atmosfera richiesta da questa preparazione. Meglio optare per il guéridon (tavolino di servizio da sala), dove vanno appoggiati, oltre alla lampada, anche i piatti e i vassoi con le vivande da fiammeggiare. La cottura alla lampada è da molti considerata un’arte. Di certo è una tecnica in grado di coinvolgere spettatori e operatori, soprattutto nel momento più critico e spettacolare della preparazione, quando gli alimenti vengono irrorati  con il super alcolico e fiammeggiati. Ai fini di una buona riuscita del flambé va curata non solo la scenografia , predisponendo con attenzione gli ingredienti sul guéridon, ma anche la coreografia, con una perfetta sequenza d’esecuzione dei movimenti del maître. In sala non sono ammessi errori: lavorare alla lampada davanti ai commensali richiede molta precisione, che viene acquisita solo con l’esperienza.

Consigli per la lavorazione alla lampada:

Crêpe Suzette - foto Andrea Scarpa

  • controllare che la lampada sia perfettamente pulita e i vari pezzi che la compongono siano montati correttamente;
  • scegliere una padella di dimensioni sufficienti  a contenere gli ingredienti necessari per le porzioni da imparare;
  • porre il guéridon vicino al tavolo, in modo che sia ben visibile da tutti i commensali, evitando però di ingombrare il passaggio del personale di sala;
  • completare la mise en place sul guéridon, ovvero disporre tutto il necessario (ingredienti e utensili) per la preparazione; per evitare dimenticanze che potrebbero compromettere l’operazione è utile compilare una lista di ingredienti e utensili di ogni ricetta;
  • iniziare l’esecuzione della ricetta solo dopo essersi sincronizzati con i tempi di preparazione dei piatti confezionati in cucina che vanno serviti allo stesso tavolo, per far in modo che tutti i commensali siano serviti contemporaneamente;
  • eseguire i movimenti con eleganza e rapidità, minimizzando qualsiasi eventuale errore;
  • nelle preparazioni dolci, prestare molta attenzione alla caramellizzazione dello zucchero, che non deve bruciare; all’occorrenza abbassare la fiamma e rimescolarlo utilizzando mezzo limone (per non usare le mani, basta infilzare una forchetta dalla parte della buccia); si tenga presente che l’aggiunta del burro non interrompe il processo di caramellizzazione;
  • per ridurre la salsa occorre inclinare la padella alzandone il manico e porre al centro della lampada la parte inclinata, dove si è riunita la salsa, in modo da metterla in contatto con la fiamma: il maggior calore farà evaporare più velocemente il liquido in eccesso;
  • è poco sicuro tenere le bottiglie di super alcolici vicino alla lampada;
  • utilizzare con parsimonia i super alcolici: non devono sovrastare gli altri ingredienti ma armonizzarsi con essi;
  • al momento della fiammata, portare il  busto in posizione eretta allontanandolo dalla padella;
  • non fiammeggiare troppo vicino ai commensali e a materiali infiammabili (tende, tappezzeria, decorazioni varie, ecc.);
  • per prolungare la fiammata, muovere continuamente la padella;
  • terminata la lavorazione, spegnere la lampada

Credits: foto di Andrea Scarpa

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