giovedì 25 Aprile 2024
HomeNewsDa Cartagine a...

Da Cartagine a Depardieu, storia del vino Nord Africano e della sua rinascita

Quando il monito di Catone il Vecchio “Carthago delenda est” fu finalmente ascoltato, e dopo la terza guerra punica la città fu rasa al suolo con tanto di sale sulle macerie, nulla fu risparmiato: Cartagine fu completamente rasa al suolo nel 146 a.c, e la sua splendida biblioteca, distrutta. Un’unica opera fu salvata per ordine dei romani: il trattato di agricoltura in ventotto volumi dell’agronomo Magone. Curioso che i romani fossero interessati solo a quest’opera, ma non bisogna scordare che è proprio grazie al commercio del vino (come dimostrano le molte anfore cartaginesi trovate ovunque per il Mediterraneo)  che Cartagine aveva accresciuto la sua potenza economica.

Dello straordinario lavoro di Magone purtroppo non è rimasto molto, nemmeno delle traduzioni successive in latino, ma conosciamo molti dei suoi contenuti attraverso  scrittori romani e greci che se ne sono fortemente ispirati. Venticinque secoli fa, in un’epoca in cui il vino era ancora sconosciuto in Francia-Gallia, Magone descrisse con grande precisione la viticoltura, il vino e persino l’arte e il modo di produrre vini dolci.

Questa piccola introduzione storica vuol solo raccontare come in Nord Africa e la viticoltura siano intrinsecamente legati da millenni. Con l’avvento dell’Islam la tradizione del vino si è per lungo tempo persa (così come quella della birra nel paese che l’ha creata, l’Egitto) ma oggi una nuova speranza ricomincia a riempire i bicchieri, e lo fa soprattutto attraverso le vigne del Marocco. In effetti, il regno nord africano  è un buon produttore di vini, soprattutto rosè e grigi, ma anche bianchi e rossi, ed ad oggi con 35 milioni di bottiglie di vino all’anno , è secondo esportatore di vino del continente nero, subito dopo il Sudafrica.

Anche la tradizione vinicola del Marocco risale all’antichità ed ai tempi dell’impero, quando i Romani vinificavano a Volubilis, nei pressi dell’attuale Meknes, ed una seconda età dell’oro (solo enologica ovviamente) si è vissuta durante il colonialismo francese. Fino al 1955, il Marocco ha coltivato 100 000 ettari di viti e prodotto più di 5 milioni di ettolitri di vino.

La fine del Protettorato Francese e la partenza dei viticoltori coloni, la nazionalizzazione della terra e il ritorno ai principi dell’Islam hanno portato ad un passo indietro nello sviluppo del settore, ma per foruna solo temporaneo: il Re Hassan II, nei primi anni novanta invece di opporsi, incentivò questo settore economico, dando il via ad una ripartenza. Nonostante l’acquisto di molti vigneti da parte di grandi nomi francesi, ad oggi è un imprenditore  marocchino, Brahim Zniber, ad aver davvero rivitalizzato il settore. Con quasi l’80% della produzione, è l’attore principale della viticoltura del paese, e produce l’unico DOC marocchino, Côteaux-de-l’Atlas.

Anche se il vino marocchino soffre ancora un pò l’immagine di “vino etnico”, comincia a scavarsi (sopratutto sul mercato francese) una sua reputazione.Oltre alla già citata DOC infatti, sono varie le aree e le cantine da scoprire e testare:  Roslane, Domaine Sahari Reserve, S Siroua, Eclipse, Ithaca, Epicuria Volubilia….

Un’ultima curiosità: Qualche anno fa anche l’attore francese Gerard Depardieu  si è interessato al vino del regno nord africano, e ha creato una bottiglia di fascia alta a suo nome, distribuito principalmente sul mercato francese. Una grossa visibilità per il paese del Maghreb, che però punta sempre di più sulla qualità e sul prodotto locale per crescere anno dopo anno.

Rimani aggiornato: iscriviti!

ARTICOLI SIMILI

Nell'ultimo anno oltre 250 locali si sono affidati a Incrementoo, segno che un approccio innovativo al marketing ristorativo porta risultati

DELLO STESSO AUTORE

Continua a leggere

Mixology, l’ultima frontiera: alla cocktail week di Udine il pairing con gli insetti

Udine: torna la Cocktail Week tra guest con barman di spicco, cene in stile asiatico, tattoo, ikebana e… pairing con gli insetti: dal 25 aprile al 2 maggio ricco carnet di appuntamenti all’insegna delle contaminazioni sensoriali col mondo orientale. Ecco tutti gli eventi

Fiesole, tre fil rouge per il menù d’esordio di Antonello Sardi al ristorante Serrae

Il menù d'esordio dello chef fiorentino al ristorante Serrae dell'hotel Villa Fiesole - nell'omonima cittadina - punta sull'uso di fondi diversi, su sapori netti e sulla valorizzazione dei vegetali del territorio

Dove mangiare all’aperto a Roma? Otto locali tra pop e gourmet

Tra le tante opzioni che riserva Roma, abbiamo selezionato otto ristoranti dove poter mangiare all’aria aperta e godere di ottimi menu stagionali sotto il cielo della città eterna.