Personalmente, agli ospiti del mio B&B (www.damilaflorence.com) mi piace raccontare spesso la storia del gelato e delle sue origini. Poi passo a una serie di suggerimenti spiccioli, un po’ di consigli per evitare fregature e assaggiare un buon gelato. Però cerco di non suggerire il nome di una gelateria piuttosto che un’altra, dal momento che de gustibus non disputandum est e Firenze offre una serie di scelte piuttosto ampie. Mi limito a dare due dritte:
1) Non dovreste pagare un gelato più di 3 euro per un cono o una coppa di dimensioni normali. Ovviamente, è pacifico che se uno cerca un cono delle dimensioni della Coppa Uefa dovrà pagarlo di più, ma per uno stomaco e un appetito standard un gelato da 3 euro è più che sufficiente. Se vi chiedono di più, anche se siete nel posto più turistico della città, lasciate perdere: secondo il mio punto di vista è un furto con destrezza. E’ vero, uno paga il posto oltre che il prodotto, ma è legittimando questa logica perversa che poi sui giornali finiscono le storie dei turisti che pagano 16 euro a testa un gelato. Così come una borsa Louis Vuitton – che ha un costo di materiali di una decina di euro, più un’altra trentina di manodopera – viene poi messa in vendita a svariate migliaia di euro.
2) Evitate, se potete, i luoghi che espongono in vetrina dei “monti Everest” di gelato, degli innaturali agglomerati (magari con la fetta di frutta in cima). Non che sia un gelato malvagio, per carità, ma è un dato di fato che quel gelato viene tenuto lì finché non finisce. In determinate condizioni ciò significa che, se un turista ha parecchia sfortuna, può anche vedersi consegnare un gelato vecchio di due giorni. La regola suona meglio in inglese che in italiano: the less it is, the best it is.