La battaglia sembrava di quelle destinate a essere perse in partenza: al di là della effettiva ragione o torto, cosa mai avrebbe potuto fare il legale di un’azienda vinicola delle Langhe contro gli stuoli di avvocati americani della Twentieth Century Fox? Che speranza di vittoria poteva esserci, per i viticoltori piemontesi, dopo essersi visti arrivare in azienda lettere “risolute” che minacciavano una causa per aver copiato ciò che ha reso famoso Homer Simpson nel mondo? Probabilmente nessuna. Tuttavia, per fortuna, certe volte succede ancora che Davide abbia la meglio su Golia. Ecco la storia di una guerra di copyright a metà strada tra vino e cartoni animati.
Tutto accade a Clavesana, piccolo centro delle Langhe dove viene prodotto il Dolcetto, quando un paio d’anni fa qualcuno del marketing inventa per un’etichetta il nome “D’Oh” come abbreviazione – appunto – di Dolcetto. Peccato che, in Italia come in una buona fetta del resto del mondo, quel “D’Oh” sia anche la caratteristica esclamazione comica di Homer J. Simpson, protagonista della serie animata I Simpson. Quel suono onomatopeico è stato addirittura inserito nell’Oxford English Dictionary nel 2001, e attualmente è – secondo Wikipedia – un marchio registrato della Twentieth Century Fox. Già, ma all’ufficio di tutela della Camera di Commercio non è stato registrato nell’apposita “classe” di vini e liquori, cosa che invece ha fatto Clavesana. Secondo quanto sostiene l’azienda, infatti, prima di procedere alla stampa sono state effettuate tutte le verifiche del caso.
Di certo qualcuno deve essersi posto il problema, ma in un primo momento nessuno si è lasciato spaventare dall’assonanza così immediata tra il nome del vino e l’esclamazione di Homer. Sta di fatto che le etichette con la scritta “D’Oh” vengono messe sul mercato, e le bottiglie iniziano a circolare sugli scaffali dei supermercati e nelle enoteche del Piemonte prima e del resto d’Italia poi. Il brand non passa inosservato, anche all’estero, e l’effetto marketing sembra funzionare. Ma la burocrazia è in agguato: non passa molto tempo prima che nel piccolo centro vicino a Mondovì arrivino le lettere degli avvocati della Twentieth Century Fox, che intimano di eliminare qualsiasi riferimento a “D’Oh” perché ritenuto patrimonio esclusivo di Homer Simpson e della società produttrice del celebre cartone animato.
“Certo, eravamo preoccupati dalla disparità di forze in campo, ma non ci siamo lasciati intimidire. Ci siamo messi in azione anche noi – spiega Anna Bracco, direttore di Clavesana – e abbiamo intavolato una lunga trattativa con gli avvocati della major americana, che ogni tanto tornavano a reclamare diritti su quel D’Oh. Alla fine non c’è stato bisogno di andare davanti a un giudice e la cosa è stata risolta per via stragiudiziale: non più tardi di qualche mese fa gli avvocati della controparte hanno alzato bandiera bianca, e il nostro Dolcetto continuerà ad avere questo nome”. Al povero Homer Simpson non resta che arrendersi. E lasciarsi scappare un’esclamazione. Quale? Che domande…