sabato 20 Aprile 2024
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La cucina hindi, dal Samosa al pollo Tandoori: ottieni il visto e vola in India!

Tra Samosa e Pollo Tandoori passiamo in rassegna i cinque piatti da non perdere in India, e quando assaggiarli. Non resta che ottenere il visto e partire…

Taj Mahal Agra India - Foto gratis su Pixabay

Ci stiamo riprendendo la normalità. Non è stato facile, non ne siamo ancora usciti, ma già il fatto di essere potuti tornare a riabbracciare i nostri cari è stato sicuramente la conquista più lieta dopo così tanto tempo chiusi in casa. Ed ecco che, in attesa della vera normalità, fantasticare su viaggi e mete lontane diventa il miglior placebo per guardare di nuovo al domani con fiducia e ottimismo. Dove andare? Magari in India, una delle terre più suggestive al mondo, un universo di orizzonti, persone e sapori così lontano dal nostro, ma comunque accessibile dall’Italia con un visto elettronico da poco più di 100 euro a testa. Se è vero che la Repubblica dell’India è il 7° stato del pianeta per superficie, con profonde differenze culturali già al suo interno, proviamo dunque a riassumere quali sono i 5 must try della gastronomia indiana: dall’antipasto a base di Samosa e Pakora fino alle ricche e abbondanti portate principali, senza dimenticarsi di chiudere in bellezza con dei deliziosi Laddu. Il tutto, con le spezie a farla ovviamente da protagoniste principali.

Samosa Fast Food Sri Lanka - Foto gratis su Pixabay

1) Samosa

Tra i piatti più amati e diffusi non solo del Paese, ma di tutta l’Asia, questo street food indiano per eccellenza altro non è che un fagottino (o involtino) triangolare di pasta filo, fritto o al forno, farcito generalmente con patate, cipolle, lenticchie, formaggio e carne (manzo o pollo). Il ripieno della Samosa viene tritato e cotto in padella per amalgamare il più possibile gli ingredienti tra di loro insieme alle spezie, in questo caso coriandolo, garam masala (mistura di spezie tradizionale, “calda” e piccante proprio come suggerisce il suo stesso nome), peperoncino e zenzero. Vengono infine accompagnate da un chutney di tamarindo o cagliata a creare un interessante contrasto di sapori in bocca.

Dove mangiarle? Più che dove, quando? Considerando il fatto che l’India è la regina dello street food, e che è quindi possibile godersi la genuinità e la semplicità della sua cucina soprattutto per strada o nei suggestivi mercati delle spezie, la nostra attenzione in quest’articolo si concentrerà in via eccezionale sul momento della consumazione di ogni singolo piatto. Doveroso, di conseguenza, iniziare con le Samosa, perfette come antipasto in un pranzo o una cena, ma anche come snack durante la giornata.

File:Pakora.JPG - Wikimedia Commons

2) Pakora

Un altro invitante snack fritto, stavolta però a base di ceci. Le frittelle indiane “Pakora” si possono trovare in svariati modi, a seconda dei gusti o delle usanze locali, ma di solito vengono proposte con verdure, patate e cipolle, oppure con pollo e pesce. Ci pensa la croccante pastella di farina di ceci, d’altronde, ad avvolgere il ripieno ben insaporito da peperoncino verde, cumino, garam masala e chiodi di garofano. Due le varianti più diffuse: “paneer pakora” al formaggio paneer (un formaggio morbido) e “aloo pakora” alle patate. 

Quando mangiarle? Così come le Samosa, le Pakora sono un antipasto da servire all’inizio di un pranzo o di una cena, ma anche uno spuntino (e una buona idea) da inserire obbligatoriamente nell’arco della giornata.

File:Chicken Biryani.jpg - Wikipedia

3) Riso Byriani

Ma veniamo adesso a un piatto principale… Il Riso Byriani è assolutamente un altro must try in India, ricca portata realizzata con riso basmati bollito e tanti altri ingredienti cotti separatamente (in genere carne, pesce e verdure). Il piatto viene insaporito da zenzero, aglio, peperoncino e garam masala e, tra le sue versioni più apprezzate, troviamo sicuramente quella coi gamberi fritti.

Quando mangiarlo? Il Riso Byriani, che prende il nome direttamente dalla modalità di cottura (i gamberetti vengono arrostiti o fritti) e anche dalla sua particolare preparazione (gli ingredienti vengono, come detto, cotti in modo separato e uniti solo al momento di servire il piatto) è uno dei migliori esempi della cucina indiana: una portata principale, una sorta di pasto unico completo e saporitissimo, da pranzo o soprattutto da cena conviviale.

File:Tandorii Pollo-Lavapies-2011.JPG - Wikimedia Commons

4) Pollo Tandoori

Il Pollo Tandoori rappresenta senza alcun dubbio un’altra icona della cucina indiana. Sarà la sua lunga ed elaborata preparazione, sarà il suo aspetto appetitoso, sarà la sua croccantezza legata al metodo di cottura… Fatto sta che queste cosce e sovracosce di pollo marinate in yogurt, succo di limone, zenzero, peperoncino, curry, aglio tritato, chili rosso e curcuma e poi cotte nel tradizionale Tandoor indiano (forno d’argilla che può raggiungere i 480 gradi di temperatura), risultano avere un sapore davvero unico e speciale.

Quando mangiarlo? Il Pollo Tandoori, come il riso Byriani, è un piatto principale e anche una di quelle ricette da provare assolutamente durante il classico soggiorno in India. Perfetta sia come portata unica che preceduta da degli antipasti misti.

File:Laddu-Janakpur-Community Outreach-City Tour Day-4-6751.jpg ...

5) Laddu

Chiudiamo in bellezza il nostro pranzo/cena indiano con un dolce figlio della tradizione più autentica: i Laddu (o Ladoo). Queste polpettine, preparate con uvetta cotta nel burro, semola tostata, cocco e zucchero (occasionalmente anche con latte condensato, cardamomo, zafferano e frutta secca) sono d’altronde tra i dolcetti più diffusi e amati di tutta l’India. Con una preparazione piuttosto semplice e un sapore assai gradevole.

Quando mangiarli? L’occasione speciale in cui vengono prodotti i Laddu è il Diwali (sabato 14 novembre 2020), la festività indiana che esalta la vittoria del bene sul male. Ma la grande popolarità di questi dolcetti è dimostrata anche dalla loro presenza costante nei banchetti per le più importanti celebrazioni familiari, a partire dai matrimoni.

File:Flag of India.svg - Wikipedia

Se questi cinque piatti, piccolissimo assaggio dello svariato numero di delizie che possono caratterizzare un viaggio in India, vi hanno incuriosito, allora sarà per voi interessante anche ottenere qualche informazione più dettagliata circa il visto per l’India e la sua validità:

– Costo: il visto ha un prezzo complessivo di 109,95 € a persona, pagabili in modo semplice e sicuro con Visa, Mastercard, CartaSi, American Express, Postepay o PayPal.

– Come richiederlo: il visto India elettronico si può richiedere online, non è necessario recarsi negli uffici col passaporto. Una volta rilasciato, il visto India viene inviato via mail entro 4 giorni lavorativi.

– Scelta del visto: ogni cittadino italiano che intenda visitare l’India è obbligato a richiedere un visto. Ciò vale sia per i turisti, inclusi i minorenni, sia per i viaggiatori d’affari. Se i primi useranno il visto “eTourist”, i secondi potranno richiedere il visto “eBusiness”, mentre chi viaggia per ragioni di salute il visto “eMedical”. Si tratta di tre elettronici (“evisa”) che possono essere ottenuti online in modo semplice tramite un modulo ad hoc.

– Entrare e uscire dall’India: l’arrivo in volo è consentito attraverso una serie di scali (qui l’elenco completo). L’arrivo via mare (sia in barca che nave da crociera) è permesso soltanto attraverso i porti di Chennai, Cochin, Mormugao (vicino Goa), New Mangalore (vicino Mangalore) e Mumbai. È invece possibile uscire dall’India ovunque si raggiunga un “Immigration Check Post”. È il caso di tutti gli scali aeroportuali internazionali, di tutti i porti marittimi attraverso cui si può entrare e – ad esempio – del confine con il Nepal.

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Alcuni Stati federali nella parte dell’estremo nord est del Paese come Arunachal Pradesh, Manipur, Mizoram, Nagaland e Sikkim (al confine col Bangladesh) hanno restrizioni particolari. È permesso modificare la data e la località di arrivo e/o partenza dopo la richiesta del visto, a condizione però che rientrino nel periodo di validità del visto India e ne soddisfino i requisiti. 

– Importante: è necessario che il passaporto utilizzato per la richiesta del visto abbia una validità residua di almeno sei mesi, e questo dovrà essere esibito insieme al visto stampato, insieme a un biglietto di ritorno o di transito.

– Il visto India elettronico non basta se…: non possono usufruire del visto India elettronico i visitatori che intendono soggiornare in India per più di 90 giorni consecutivi e i viaggiatori d’affari con programmi di viaggio di una durata superiore ai 180 giorni. Lo stesso discorso vale per chi desidera studiare o fare volontariato in India o essere assunti da un’organizzazione/società indiana. Per coloro è necessario ricorrere a una procedura diversa, rivolgendosi al consolato e chiedendo l’apposizione del visto al passaporto. In tal caso, però, il costo è più elevato e la domanda di visto richiede più tempo.

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