giovedì 28 Marzo 2024
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La provocazione: e se i prodotti biologici non facessero bene?

Che il biologico faccia bene è ormai preso come un dato di fatto. E se non fosse proprio così? Ecco alcune considerazioni – forse provocatorie, ma non così tanto – sull’utilizzo dei prodotti biologici e sulle differenze con quelli convenzionali

Stitched Panorama

Ho sempre creduto al biologico. L’ho sempre visto come un salutare salto indietro nella convinzione che per guardare al futuro è necessario talvolta pescare nel passato. I miei nonni la terra la trattavano con i guanti e non per non sporcarsi le mani, anzi. Le mani rugose erano quasi un segno distintivo di genuinità al pari della mela perfettibile ma ricca di profumi e sapori che mi porgevano amorevolmente a merenda. “La terra è bassa. E’ faticoso lavorarla”. Quante volte ho sentito ripetere queste parole da tanti contadini irriducibili come mio nonno che, quando il buon senso produttivo spingeva sulle nuove metodologie per moltiplicare rese e qualità ostinatamente andavano controcorrente. Le loro mele non assumevano perfette rotondità, né cromatismi vividi, ma mantenevano profumi e sapori. Loro un secolo fa producevano biologico. Ma non lo sapevano. Oggi invece produrre biologico equivale quasi a dire questo è salutare e il resto è fuffa. Ma è davvero così?

Siamo certi che tutti coloro che sbandierano la loro scelta biologica lasciando stipendi sul carrello della spesa facciano la scelta giusta per garantirsi la salute? Ho sempre creduto nel biologico, ma alcune domande me le pongo specie dopo che, mangiando genuino e secondo natura – così come appunto mi avevano insegnato i nonni – sono stata colpita da un’epatite alimentare. Potrebbe sembrare quasi “una malattia professionale” se non fossi un igienista al limite del paranoico, se avessi pranzato in una foresta pluviale con gli indigeni o avessi bevuto a piene mani dalle acque del Gange; ma siccome ho solo mangiato lamponi in una radura su una vetta dell’Appennino toscano e bevuto acqua di sorgente nella stessa occasione mi è venuto da pensare che essere genuino non necessariamente è sinonimo di essere sano.

Woman carrying freshly harvested vegetables in basket

Leggendo e documentandomi, qualcosa di interessante ho trovato. Sarà la scoperta dell’acqua calda ma il ciclo secondo natura che vieta fertilizzanti chimici a vantaggio dei concimi organici proprio salutare non è, in virtù del fatto che l’epatite alimentare – ad esempio – si contrae proprio anche da frutta e verdura contaminata da acque inquinate. E’ vero che è stupido non lavare bene o cuocere quella frutta e verdura ma…. Chi cuoce l’insalata? Chi non si sentirebbe tranquillo a bere acqua da un ruscello nel bosco o mangiando lamponi freschi appena staccati dalla loro piantina? Anche sfortuna certo, i numeri talvolta ingannano: 3 persone su 100.000 che ogni anno contraggono l’epatite A paiono poche ma se il dato lo si legge come 1500 casi l’anno qualcosa cambia tant’è che le autorità sanitarie definiscono la patologia “molto frequente”.

coltivazione-lamponi_NG1

Biologico è meglio? Non direi. Se avessi bevuto acqua in bottiglia di una multinazionale e mangiato lamponi “trattati” comprati in asettica vaschetta di plastica sicuramente il mio fegato sarebbe stato più felice, ma uscendo dai personalismi, alcuni studi recenti dello Stanford University Medical Centre, in California qualche dubbio lo sollevano. Gli alimenti biologici, secondo questi ricercatori, non forniscono alcun vantaggio salutistico come si è sempre creduto, rispetto a quelli coltivati a suon di chimica. Non solo, il dr. Deva Bravata capo della ricerca dichiara anche che non sono state trovate differenze importanti nel contenuto delle sostanze nutritive: vitamine, proteine, grassi, etc… infine, per gettare ulteriori sospetti, la probabilità di contaminazione da pesticidi negli alimenti bio è inferiore del 30% ma non è assente…

frutta-verdura-bio-bollino-biodegradabile-compostabile-2

Anche un’altra voce forte come Altroconsumo alimenta dubbi definendo quello del biologico un bluff destinato solo a incrementare quel determinato giro d’affari avvallato da una legge che consente che un prodotto sia definito biologico anche considerando solo il 95% degli ingredienti. E il restante 5%, che è tantissimo da il semaforo verde a ingredienti non certo sani come ad esempio i grassi idrogenati e l’olio di palma. I dubbi rimangono anche a me che ho una sola certezza: non mangiare mai più lamponi.

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