Più che un ricettario è un richiamo costante al relativismo geografico e gastronomico, un invito alla consapevolezza che il gusto e la cucina non hanno barriere, un modo per non dimenticare che nessun luogo è davvero lontano. Ecco perché la preziosità di “Cucinare Lontano” di Jean Michel Carasso e Luisa Ghetti trascende le sue 360 ricette
In 216 pagine piene di ricette, ingredienti, porzioni, dosi e numeri c’è di che sbizzarrirsi, ai fornelli. Eppure il vero valore di “Cucinare Lontano” (Nuova Editoriale Florence Press, 15 euro) di Jean Michel Carasso e Luisa Ghetti sta in quello che viene prima delle 360 ricette, ossia nella ratio stessa di questo insolito volume di cucina. Già, perché prima di pensare alla pancia o alla gola, il libro si rivolge alla testa di chi legge. Con un obiettivo ben chiaro: richiamare costantemente il lettore a una relatività geografica e gastronomica, invitarlo a prendere consapevolezza che il gusto e la cucina non hanno barriere, ricordargli che nessun luogo è davvero lontano. Concetti ben chiari sin dall’introduzione, che segue la prefazione di Allan Bay. È qui che lo chef Jean Michel Carasso – già nostro ospite su queste pagine virtuali – spiega la genesi del nome del volume, e insieme il suo significato.
Tutto parte da una vecchia barzelletta ebraica, quella in cui due amici russi si incontrano e uno dice all’altro che sta per partire per l’Australia. L’altro chiosa: “Ma è molto lontana, l’Australia” e l’altro risponde, con aria rassegnata: “Molto lontana da dove?”. “Ecco, di questa consapevolezza della relatività dello spazio che ha da sempre il popolo della Diaspora – spiega lo chef, classe ’45, ebreo nato in Africa, vissuto in Francia e trapiantato in Italia – di quest’assenza di frontiere mentali (…), noi abbiamo fatto la nostra bandiera”. A mescolarsi con armonia lungo le pagine di Cucinare Lontano sono state due realtà molto diverse: da un lato l’internazionalismo culinario, linguistico, affettivo e culinario di chef Carasso, dall’altro l’italianità e l’autenticità di Luisa Ghetti Mati, romagnola di nascita e pistoiese d’adozione.
Due percorsi diversi, quasi opposti, dal cui incontro è nato un libro di ricette che è un inno al pensiero aperto gastronomico, alla coesistenza armoniosa tra sapori e stili differenti. “Lei in me ha trovato una fonte di conoscenza multietnica – racconta ancora chef Carasso nell’introduzione di Cucinare Lontano, nella foto in alto insieme all’editore Leonardo Tozzi – e io in lei ho scoperto l’Italia degli italiani a tavola. È ineluttabile: i popoli migrano, le frontiere cambiano, i contatti si fanno più ravvicinati e le culture si incontrano (e si scontrano) anche a tavola. La cucina è il terreno più fertile dove far crescere questa consapevolezza”. Ed è anche il motivo per cui le ricette non sono divise per area geografica. Poi ci sono le ricette, trasversali e numerose. Ma questa è un’altra storia.