C’è banana e banana, da quella “italiana” che cantavano Alberto Sordi e Monica Vitti (qui) a quella col bollino blu, da quella che invocata da Gianni Drudi (qui) fino al sedicente unico frutto dell’amor (qui). E ancora, quella rubata da Roberto Benigni in Johnny Stecchino (qui) oppure il soprannome di Bud Spencer in un noto film (qui). Un florilegio di banane, insomma, un universo ricurvo di colore giallo che da tempo immemore celebra l’essenza di un frutto dall’alto valore nutritivo ed evocativo. Oltre al potassio, infatti, questo frutto è in grado di far assorbire all’organismo una serie di suggestioni ormonali che oscillano tra il sensuale e il pecoreccio, tra l’allusivo e l’esplicito.
E di banane ne abbiamo anche al Pitti Uomo, il salone della moda maschile che oggi si è aperto a Firenze. Alcune sono vere, come quelle che distribuivano ai passanti due ragazze, due hostess vestite in costume da scimmia (una caucasica e una mulatta, in ossequio al politically correct e a scanso di accuse di velato razzismo) per un marchio di sneakers.Viene da chiedersi che fine abbiano fatto tutti i discorsi sulla mercificazione della donna e sul rispetto della dignità del corpo femminile, ecc…. Altre banane sono invece metaforiche: è il caso di quelle attribuite al David di Michelangelo da un artista, Pep Marchegiani. Statuette del genere, di discutibile gusto – ma de gustibus non disputandum est, lo sappiamo bene – si trovavano ieri sia in Fortezza che davanti ai monumenti cittadini.
Per gli amanti del genere, qui l’ingrandimento.