venerdì 29 Marzo 2024
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Pasta Rummo, mobilitazione ok: ma riempire il carrello ora serve a poco

Dai grandi chef alle massaie di tutta Italia: moltissimi hanno risposto alla campagna #SaveRummo, e ormai le confezioni di pasta dell’azienda beneventana vanno a ruba. L’emergenza durerà ancora poco: entro sei settimane ripartirà il 70% della produzione della pasta Rummo. Attenzione, però: riempirsi il carrello ora con chili di pasta serve a poco. Ecco perché 

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La mobilitazione per Benevento ha funzionato, forse anche meglio dell’Ice Bucket Challenge estivo. Dopo che l’esondazione dei fiumi cittadini ha messo in ginocchio la ditta Rummo, sul web si è scatenata una gara di solidarietà per dare respiro a un’azienda che da un momento all’altro ha seriamente rischiato di trovarsi sull’orlo della rovina. Elemosina? Tutt’altro: si trattava solo di dare una mano sul versante economico, è vero, ma è stata anche un’occasione preziosa per far capire a tutta Italia che la pasta Rummo è una di quelle produzioni italiane di ottima qualità, e che quindi valeva la pena di metterla in tavola. Proprio sul fronte economico, però, per non agire solo “di pancia” occorre tener presente un particolare importante: nemmeno un euro dei chili di pasta che comprate adesso va al pastificio Rummo. Si tratta di partite già acquistate dalla grande distribuzione, già fatturate e verosimilmente già pagate. L’obiettivo vero della campagna è far sì che in futuro l’azienda possa avere ordini a sufficienza per poter superare i danni dell’alluvione. Ma nel breve, brevissimo periodo, accaparrarsi chili e chili di pasta può servire al massimo a far esaurire le scorte della GDO. Col risultato che chi vuol provarla spinto dall’onda emotiva non ne troverà. Ecco perché conviene al massimo comprarne uno o due pacchetti: lasciandone per altri, più gente potrà assaggiare la Rummo e decidere se inserirla o meno nei propri panieri di spesa. In quanto alla grande distribuzione, non è certo per l’impennata di questi giorni che valuterà se aumentare o meno gli ordinativi futuri alla Rummo.

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Vorrei sgombrare il campo da ogni fraintendimento: ben venga il futuro della Rummo e di tutte le altre aziende che sono state colpite, così come la valorizzazione delle aziende d’eccellenza del Sud Italia. Ma a volte agire sull’onda lunga della commozione rischia di avere effetti che un economista è in grado di cogliere decisamente meglio di chi sta su Facebook. Nel giro di pochi giorni, comunque, all’appello nato dal basso hanno risposto in tantissimi. Non solo gli chef come Pietro Parisi del ristorante Era Ora di Palma Campania – “Ho fatto fatica a trovare la pasta Rummo per rispondere all’invito dei social di aiutare il pastificio devastato dall’alluvione che ha messo in ginocchio il beneventano. Ho trovato 40 chili e li ho portati al mio ristorante e adesso sono in carta. Ho fatto gli spaghetti con i pomodorini del piennolo e gli spaghetti con la bottarga e la colatura di alici di Cetara. Comprate la pasta Rummo, mi raccomando” ha scritto su Facebook – ma anche tanta gente comune.

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Benevento è famosa per il liquore Strega più che per ogni altro prodotto, è vero. Ma da queste parti – e chi scrive ci ha vissuto per cinque anni – il nome Rummo viene declinato in tutte le salse, al punto di diventare una costante imprescindibile che nasce dalla figura del medico e politico Gaetano Rummo: c’è l’ospedale Rummo, il liceo Rummo, l’officina Rummo e così via. E se un’intera città si è stretta attorno a uno dei suoi simboli, il pastificio ha raccolto sulla rete oltre 90mila like in pochi giorni. Clic che magari non aiutano – così come non aiuta fare incetta di pasta adesso – ma fanno morale soprattutto in una terra che non dimentica l’ironia anche nei momenti peggiori.

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E il peggio sembra passato: “Siamo al lavoro per ripartire quanto prima – spiega Cosimo Rummo, presidente del pastificio ed espressione della quinta generazione di pastai – e contiamo di parlare presto con precisione dei tempi di recupero a tutti quelli che ci  stanno a cuore, dipendenti, clienti e anche a chi ha espresso il suo amore per la nostra pasta. L’azienda può contare su un magazzino di oltre 30.000 posti pallet di cui 20.000 sono salvi (si sviluppa in altezza, danneggiati solo i primi due metri sugli oltre trenta totali) quindi può far fronte con lo stock alle richieste di breve periodo dei suoi clienti. Stiamo lavorando e nel giro di quattro/sei settimane dovrebbe ripartire il 70% della produzione. Così i 150 dipendenti del pastificio potranno con serenità guardare nuovamente al futuro.

Piuttosto che riempire il carrello con quantità industriali di pasta, insomma, meglio concentrarsi anche su altre aziende che hanno avuto danni ma sono meno “attrattive” per il mondo social. Una su tutte, l’oleificio SOIA di Solopaca, una delle più vecchie realtà imprenditoriali della zona (1951), che dà impiego a circa 30 famiglie. Lo stabilimento, sommerso dall’acqua del fiume Calore, ha subito lo sradicamento di quadri elettrici, macchinari, generatori e serbatoi di acciaio alti 12 metri, oltre all’allagamento della cabina elettrica e degli uffici amministrativi. L’azienda deve sostenere ingenti spese per il ripristino, peraltro a pochi giorni dall’inizio della stagione olearia. Un’altra realtà colpita, al pari della Rummo e delle altre, è la Cantina di Solopaca, che produce e imbottiglia vino. Come queste due ce ne sono sicuramente decine di altre, di cui però difficilmente arriva notizia.

Per aiutare tutti gli altri che ancora sono alle prese col fango, invece, ecco come fare:

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