Duecento anni fa nasceva Pellegrino Artusi, il padre della cucina italiana. Oggi lo si festeggia, come merita, ma vale la pena chiedersi che panni vestirebbe ai nostri tempi. Ci siamo divertiti a immaginarlo
Con quei baffi che formano un tutt’uno con la barba, Pellegrini Artusi – il padre della cucina italiana, autore del libro ‘La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene’, di cui oggi ricorrono i 200 anni dalla nascita – sarebbe un fenomeno di Instagram. Con quella sua capacità di leggere e trovare elementi di novità, oggi animerebbe i dibattiti su Facebook rispondendo piccato agli haters. Chissà quanti like avrebbe preso, oggi, raccontando sui social l’arte di mangiar bene a suon di testi e fotografie. Divertendoci a immaginare la sua figura trasportata al giorno d’oggi, nel massimo del rispetto che merita, di sicuro Artusi sarebbe potuto diventare un self-publisher (avendo effettivamente dovuto pubblicare da sé la prima versione del ricettario), oltre che un influencer, un food advisor (beh, in fondo nel ricettario è prodigo di consigli) e un food blogger (annotava e raccontava nel diario ciò che incontrava e assaggiava). Più facilmente, però, sarebbe diventato un critico gastronomico di quelli seri. Di quelli di cui c’è un dannato bisogno.
In ogni caso oggi Firenze celebra Pellegrino Artusi: stamattina in piazza D’Azeglio, davanti alla casa che lo ospitò per molti anni, si è tenuta una cerimonia alla presenza del vicesindaco Cristina Giachi e della promotrice dell’iniziativa Luisanna Messeri, volto della cucina italiana in tv e autrice del libro ‘Le stories di #Artusi’ in cui ricostruisce tappa per tappa l’esistenza di Pellegrino sottolineandone il ruolo attivo nella vita culturale di Firenze capitale. Insieme a lei, lo storico Zeffiro Ciuffoletti, Fabio Picchi e Luciano Artusi. Coinvolti nell’iniziativa anche l’Unione regionale cuochi toscani, l’associazione cuochi fiorentini, associazione ristoratori Firenze-Confcommercio, la Venerabile Confraternita de’ Quochi e una rappresentanza degli istituti alberghieri toscani.
Dal canto suo, i “pellegrini artusiani” guidati da Leonardo Romanelli hanno celebrato la ricorrenza con una camminata dal cimitero delle Porte Sante fino a piazza D’Azeglio, intervallata da soste con prodotti tipici e un assaggio di vini dell’azienda Ruffino. È così che il gruppo di camminatori che nel 2011 ricordò il centenario della morte con un Pellegrinaggio che li vide partire da Forlimpopoli per giungere a Firenze, ricorda il grande gastronomo con una passeggiata che unisce i due luoghi che ricordano lo scrittore: il luogo in cui è sepolto e la casa nella quale è vissuto. Della truppa fanno parte, insieme al critico Romanelli, il giornalista Stefano Tesi, il cuoco Stefano Frassineti, la scrittrice Serena Guidobaldi, l’esperto di vini Marco Sodini. Idealmente vicini anche Kyle Philips, prematuramente scomparso, Rosanna Ferraro, Marco Peroni, Roy Berardi, Carlo Macchi e Tommaso Chimenti.