Secondo un recente studio dell’Università spagnola di Navarra, quattro tazzine di caffè al giorno possono contribuire a ridurre il rischio di soffrire di disturbi dell’umore, a partire dalla depressione
Finora sapevamo, per esperienza o per sentito dire, che il caffè rende nervosi. Beh, è arrivato il momento di ricredersi: secondo quanto dimostra un recente studio condotto da alcuni ricercatori dello Seguimiento Universidad de Navarra, pubblicato sulla rivista Nutrients, pare che quattro tazzine di caffè al giorno possano contribuire a ridurre il rischio di soffrire di disturbi dell’umore. L’indagine è stata presentata dall’Institute for Scientific Information on Coffee ed ha analizzato l’associazione tra il consumo di caffè e i disturbi dell’umore, evidenziando che coloro che consumano 4 tazzine di caffè al giorno presenterebbero una riduzione del rischio di insorgenza rispetto a chi consuma meno di un caffè al dì.
Lo studio dei ricercatori spagnoli ha analizzato una popolazione di circa 15.000 laureati sani della coorte “Seguimiento Universidad de Navarra”, valutando il consumo abituale di caffè attraverso l’utilizzo di un questionario convalidato di frequenza alimentare. Al termine dello studio è emerso che i partecipanti che avevano bevuto almeno quattro tazzine di caffè al giorno presentavano un rischio significativamente inferiore di incorrere in un episodio di disturbo dell’umore – a partire dalla depressione, che in Italia colpisce 2,8 milioni di persone (qui il fact check) – rispetto ai partecipanti che avevano bevuto meno di una tazza di caffè al giorno.
Che lo studio spagnolo abbia ragione o meno, il consumo quotidiano di caffè resta parte integrante della storia e della cultura nel nostro Paese. Una vasta letteratura scientifica riporta i benefici associati ad un moderato consumo di caffè su ulteriori importanti aspetti della fisiologia umana, dalla memoria alla concentrazione, dalla performance fisica al rallentamento del fisiologico declino cognitivo legato all’età, dalla riduzione del rischio di malattie neurodegenerative (come il morbo di Alzheimer e di Parkinson) a una forte azione preventiva e protettiva nei confronti del diabete di tipo 2 e di alcune malattie del fegato tra cui cirrosi, steatosi ed epatite.
Insomma, bere (moderatamente) caffè non fa male: nel 2016 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha rimosso il caffè dalla lista dei possibili cancerogeni per gli esseri umani e un corpus significativo di studi scientifici suggerisce che il consumo moderato di caffè, 3-5 tazze al giorno, non è associato ad un aumentato rischio di cancro anzi è protettivo verso una serie di patologie come tumore al fegato e all’endometrio (qui il fact check). Analogamente, sembra che il consumo moderato di caffè possa ridurre fino al 27% il rischio di sviluppare il morbo di Alzheimer.