In uno degli scorci più belli di Roma, piazza di Pietra, si sente ancora il profumo di tutto il buono che da un quarto di secolo a questa parte Osteria dell’Ingegno è capace di creare
“L’osteria nella quale mangio è uno dei luoghi nei quali amo l’Italia” soleva dire Umberto Saba. E proprio di osterie vogliamo parlare, e di una in particolare raccontare. Di una che di quell’Italia che amava Saba ne ha saputo rendere la sua vittoria: l’Osteria dell’Ingegno a Roma che ancora oggi – dopo 25 anni di attività – porta a tavola un teatro di tradizioni che sbarcano dall’intero stivale.
La sua storia inizia infatti il 30 ottobre 1994 quando ancora era solo piena di vino, un luogo cioè dove il buon bere si sposava alla bella convivialità. Da quel primo servizio, il corso del tempo e la volontà di nuovi progetti ha spinto Giovanni Nitti a credere che la sua Osteria poteva essere quel qualcosa in più nel panorama enogastronomico romano.
Oggi la maturità è diversa e attenzione diventa la parola d’ordine che si impone in ogni angolo dell’Osteria: dalla sala, al servizio, alla cucina e, soprattutto, al cliente. La cucina di Osteria dell’Ingegno è guidata da un team tutto al femminile: Francesca, Anna e Lucia che, partendo dalle loro radici abruzzesi, elaborano e preparano il ricco menù; la diligenza della sala è affidata a Sabrina, Cristina, Marco e Paolo Latini, sommelier e grande conoscitore dell’enologia italiana.
Ma cosa si mangia all’Osteria dell’Ingegno? L’Italia e tutta la sua parte più buona. Alla base di tutto c’è la ricerca di ingredienti solo made in Italy, come il pescato laziale e soprattutto l’attenta selezione di produttori del territorio. Il menù è scandito dalle regole del mercato, così ogni martedì e venerdì protagonista è il mare: cous cous di pesce, cacciucco e baccalà, mentre il giovedì sono d’obbligo gli gnocchi ed il fegato.
E la domenica? La domenica l’osteria sembra casa: ravioli, lasagne, abbacchio, primi della tradizione romana, ma anche arrosti, pollo alla diavola, quinto quarto. Ogni piatto ha il sapore della tradizione e chiudendo gli occhi sembra di sentire in bocca quelle coccole che una volta facevano le nonne italiane.