Da Santarpia in scena una serata annunciata come “cena anarchica” ma che in realtà ha visto lo chef stellato e il pizzaiolo di casa cimentarsi in variazioni su tema di prodotti specifici, ognuno alla sua maniera
A guardarli bene, li accomuna soltanto la barba. Per il resto, sembrano incarnare uno l’opposto dell’altro: alto Cristiano Tomei, sensibilmente più basso Michele Leo; divisa bianca per lo chef stellato de L’Imbuto, divisa nera per il pizzaiolo di largo Annigoni; anfitrione Cristiano, più riservato Michele; amante della costa toscana il primo, espressione dei litorali campani il secondo. Eppure, come lo Yin e lo Yang, è nella loro unione che le energie dei due si completano.
Lo sanno bene i partecipanti alla cena “anarchica” andata in scena da Santarpia nei giorni di Taste 2019, un appuntamento presentato – per l’appunto – all’insegna dell’anarchia ma ben presto indirizzato sui binari del divertissement per entrambi gli chef e dello stupore per i commensali nel vedere Tomei & Leo “sfidarsi” a colpi di interpretazione di materie prime come il pomodoro, il carciofo o la seppia.
Che si trattasse di una cena stupenda – dal latino stupendus, gerundivo di stupēre, ossia stupire – non c’erano dubbi sin dalla prima portata, un cubo di farinata con cavolo nero sormontata da pomodoro e acciuga, accompagnato dal vermouth. È l’inizio della fase di compromesso tra i due chef, che per un po’ hanno fatto uscire piatti in cui la mano dell’uno è complementare a quella dell’altro, ma poi hanno portato in sala le rispettive variazioni su tema (gourmet e topping per la pizza) di ingredienti cari a entrambi.
Ecco che quindi Cristiano Tomei e Michele Leo servono, in un contenitore di cartone per pizze, un paio di filetti di pomodoro. A seguire lo chef propone un tortellino ripieno di lardo di colonnata in brodo di testine di maiale. Subito dopo è Michele Leo a portare in tavola la pizza fritta (mano sua) sormontata da filetti di acciughe marinati nell’aceto di ravanello e – udite udite – la pajata (mano dello stellato), resa celebre da una gag del Marchese del Grillo.
Poi tocca al carciofo, che Cristiano Tomei presenta fritto e condito con pompelmo rosa e burro di noccioline, mentre Michele Leo lo interpreta sulla pizza a impreziosire una gricia. Infine è la volta della seppia, che lo chef dell’Imbuto propone in versione gourmet e il pizzaiolo come trasposizione del più classico inzimino.
A chiusura, finale con il vermouth – l’Alfa e l’Omega della serata – e un dessert a quattro mani, seppur slegate: se Michele Leo opta per un pane irrobustito da gocce di fondente sormontato da una mousse di gianduia marrone a spirale, Cristiano Tomei gioca la carta della materia prima inusuale servendo un crumble con tanto di ostrica all’interno di una lattina di metallo. Un dessert che, scavando nella memoria artistica, a chi scrive ha ricordato la più celebre opera di Piero Manzoni.