sabato 20 Aprile 2024

Caro OMS, se siamo sopravvissuti alle Frizzy Pazzy… non c’è carne che tenga

Viaggio semiserio tra ciò che ha trangugiato chi come me è nato tra il 1975 e il 1990. Se non sono riusciti Frizzy Pazzy, Sprint e compagnia bella, a farci ammalare, non saranno certo carni rosse, pesto alla genovese, caffè o olio di palma

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Non hanno certo creato gli anticorpi in un’intera generazione, è vero, ma di sicuro erano cibi ben poco sani. Tanto che in qualche caso sono stati mandati fuori produzione non solo dalle logiche di mercato e dai cambiamenti dell’orientamento del gusto popolare, bensì soppiantati proprio da una serie di concorrenti più attenti ai principi di un’alimentazione sana. In un momento storico in cui l’OMS pone l’attenzione sulla pericolosità di mangiare carni rosse, pesto alla genovese, caffè, Nutella e – in tempi poco più lontani – sull’olio di palma, ricordiamoci per un attimo cosa abbiamo trangugiato negli anni ’80. Ecco dunque una ripassata, per coloro che negli anni tra il 1980 e il 1990 si sono trovati a far merenda a base di prodotti non propriamente salubri.

Frizzy Pazzy

frizzy_pazzy__30503 Difficile dire cosa le Frizzy Pazzy fossero di preciso, ma di sicuro non era roba naturale. Una gomma da masticare granualre che in bocca frizzava e scoppiettava. Dicono creasse trip lisergici, ma so soltanto che dopo averle provate ho dimenticato all’improvviso le capitali dei Paesi.

Liquirizia Haribo

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Ok, la liquirizia di per sé è buona. Ma quella confezione in alluminio creava dipendenza: una tirava l’altra, e credo che ognuno avesse il proprio modo di mangiarle. Il mio? Svolgere la rotellina e succhiarla come nella famosa scena degli spaghetti di Lilli e il Vagabondo.

Caramelle Rossana

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Non c’era visita a casa della nonna che non culminasse con un’incursione della scatola delle caramelle. E lì c’era sempre qualcosa di rosso, dal sapore morbido e zuccherino. Le caramelle Rossana sono oggi un biglietto di sola andata per Nostalgilandia.

Merendine Ciù Ciù

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Parente povero delle ben note merendine a marchio Ferrero, con queste condivideva forma, sapore e quello strano ineffabile profumo. VIsta con gli occhi di un quasi quarantenne, la loro pubblicità aveva un non so che di inquietante.

Piedone

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Alzi la mano, pardon il piede, di non l’ha mai assaggiato. Negli anni in cui un ghiacciolo costava dalle 50 alle 100 lire e i gelati confezionati sfoggiavano forme e sapori di ogni tipo, il Piedone era un degno esempio di ciò che mangiavamo d’estate. Ehi, ma il ditone non era al cioccolato?

Sprint (con sorpresa)

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La colazione dei campioni. O almeno la nostra: cioccolato in polvere da aggiungere nel latte, un’antenata del Nesquik. Con la stessa attitudine alle sorprese: sotto il tappo, come si può vedere, c’erano le rotelline di Creamy (e qui il salto nel passato è istantaneo…). Ricordate come si chiamavano i personaggi? Posi & Nega i due gattini, Toshio il belloccio… e il ciccio?

Yo-yo Motta

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Voto alto per il cioccolato all’interno, voto basso per la consistenza e il sapore dei due dischi di pan di spagna. Non lo ricordo così “soffice” come promette la confezione, ma di certo portarlo nella cartella e tirarlo fuori nell’intervallo era motivo di orgoglio.

Raider

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Ecco lo snack che a un certo punto è scomparso dagli scaffali per riapparirvi come Twix. Il motivo? È presto detto, grazie a Wikipedia: nato in Inghilterra e da lì diffusosi, il Twix fu ribattezzato Raider in quasi tutti i Paesi europei per molti anni, prima che il suo nome originale fosse ripristinato nel 1991 per avere uniformità internazionale.

Push pops

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Simili a dei rossetti, erano in realtà agglomerati di zucchero da succhiare. Nelle varianti al limone o alla fragola, era l’unica scappatoia possibile – insieme al burrocacao – per i maschietti che volevano provare l’ebbrezza di imitare la mamma o la sorella maggiore.

Rollini Motta

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Con una crema aromatizzata alla nocciola o all’arancia, era una merendina piuttosto diffusa. Un’osservazione: nella pubblicità, come usava a quel tempo, non si fa cenno al valore nutrizionale o alle caratteristiche organolettiche del prodotto. Se ne esaltava la bontà, sic et simpliciter. E ad esagerare erano anche le taglie dei vestiti…

Girella

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La merendina principe degli anni Ottanta, in ballottaggio con il Tegolino o la Crostatina. Anche qui, a ognuno il suo stile. Personalmente, srotolavo – o ci provavo, almeno – la Girella cercando di farne pezzi più lunghi possibile. E se non ci riuscivo, sapevo come consolarmi 🙂

Ghiaccioli Eldorado

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Ok, da che mondo è mondo il ghiacciolo è fatto di acqua e sciroppo. Però in quegli anni la Eldorado inventò questi prodotti che – come racconta la pubblicità in alto, col clown inquietante – avevano un cuore sciropposo. Passi il limone, persino la CocaCola… ma il primo, blu, non sarà mica puffo?

Ciocorì e Biancorì

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Due varianti (cioccolato al latte e bianco), due mascotte, un unico accattivante snack. Da buon cereale, il riso soffiato ci dava l’illusione di una merenda sana. Rileggendo il testo dello spot, sottolineo quella “chiamata alle armi” per i compagni, di sapore vagamente sovietico.

Big Babol

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La gomma da masticare più celebre del decennio. Non solo perché effettivamente faceva palloni notevoli, e perché ne uscì anche la versione all’anguria, ma anche perché come testimonial fu chiamata in Italia Daniela Goggi. Negli Usa il volto della gomma (in alto) era quello di Susan Montgomery, campionessa mondiale di palloni soffiati con la BigBabol. Ah, il nome in inglese sarebbe Big Bubble. Ma l’italianizzazione è senza prezzo.

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